Calciomercato infinito, la sfuriata di Italiano e l’ipocrisia del sistema

Calciomercato infinito, la sfuriata di Italiano e l’ipocrisia del sistema (LaPresse) - calcioinpillole.com

La scena è di sabato sera all’Olimpico, dopo Roma-Bologna. Vincenzo Italiano sbotta davanti ai microfoni: “È una follia giocare così. Ci sono ragazzi che la mattina della partita parlano coi procuratori, gente che vuole andare via, che non ha voglia di giocare. Non è giusto, non è giusto per gli allenatori. Questo mercato va chiuso prima”. Parole molto dure, che hanno fatto il giro delle prime pagine e raccolto consensi quasi unanimi. Quasi, perché a ben vedere la realtà è più complessa di quanto sembri.

Il tecnico del Bologna non è certo il primo a lamentarsi di un mercato che si trascina ben oltre l’inizio del campionato, condizionando concentrazione e risultati nelle prime giornate di Serie A. Ma la contraddizione sta tutta nei fatti: mentre tutti si dichiarano d’accordo, ogni club continua a sfruttare fino all’ultimo minuto disponibile per completare la rosa. E il Bologna stesso, che sabato sera reclamava regole più stringenti, appena ventiquattr’ore dopo ufficializzava l’arrivo di Jonathan Rowe, operazione possibile solo grazie a una finestra ancora aperta. Se il mercato si fosse chiuso prima, Italiano non avrebbe avuto l’erede di Ndoye.

Calciomercato Serie a, tutti gli esperimenti falliti 

È il paradosso del sistema. Da un lato gli allenatori denunciano distrazioni, pressioni e giocatori con la testa altrove; dall’altro, gli stessi tecnici spingono i club a colmare lacune e rinforzare la rosa, spesso proprio negli ultimi giorni di trattative. Un anno fa il Napoli di Spalletti capì, dopo il pesante ko con il Verona, che servivano rinforzi immediati: in pochi giorni arrivarono McTominay, Neres, Lukaku e Gilmour. Senza quel mercato “tardivo”, forse oggi non parleremmo di uno scudetto partito da lì.
Chiudere il mercato prima, allora, è davvero la soluzione? In passato ci si è provato.

calciomercato
Calciomercato infinito, la sfuriata di Italiano e l’ipocrisia del sistema (LaPresse) – calcioinpillole.com

Nel 2018 la Serie A lo concluse a metà agosto, la Premier addirittura il 9. L’esperimento durò poco: dodici mesi dopo si tornò indietro, perché i club si trovarono spiazzati davanti a leghe che continuavano a comprare fino a settembre. Non basta mettersi d’accordo con LaLiga, che oggi ha bloccato l’iniziativa. Ci sono mercati come Arabia Saudita o Turchia che agiscono a colpi di milioni anche a stagione inoltrata. E come potrebbe un club italiano rifiutare un’offerta da 50 milioni per un proprio titolare senza avere più la possibilità di sostituirlo?

La verità è che il tema è più sfaccettato di quanto i proclami lascino intendere. Sì, è comodo unirsi al coro del “chiudiamo prima il calciomercato”, ma nei fatti ogni società aspetta l’ultima settimana per cogliere occasioni, prendere sconti, approfittare dei malumori altrui. Non è il migliore dei mondi possibili, ma nemmeno un calciomercato chiuso a luglio risolverebbe davvero i problemi. Perché il mercato, nel calcio di oggi, non si ferma mai: cambia solo la data sul calendario