Accadde Oggi: la prima di Messi con il Barcellona

Se dovessimo scrivere la storia del Barcellona, la divideremmo in due epoche, un po’ come la storia del mondo occidentale: Ante Messi e Post Messi. Basta guardare la bacheca per capire che non è un’esagerazione, ma una semplice constatazione. Su cinque Champions League, quattro sono arrivate Post Messi. Epoca in cui la Liga è finita in Catalogna ben dieci volte in sedici stagioni: per gli altri sedici titoli ci sono voluti 105 anni.

Ecco, la misura dell’impatto di Lionel Messi sul Barcellona, riducendolo all’osso, sta tutto qui, e ovviamente nei tanti record di gol, presenze, assist, tutti al servizio della causa Blaugrana. E si capisce allora perché, quando in estate c’è stato il passaggio al Paris Saint-Germain, la città sia sprofondata nello psicodramma. Quello tra Barcellona e Messi era un rapporto simbiotico, sicuramente soffocante, fatto di aspettative enormi, l’una per l’altro.

Un rapporto, ed una storia, raccontata e ripercorsa in migliaia di articoli e decine di libri e documentari. Che ha un inizio ben preciso, almeno sul campo: il 16 ottobre 2004. In città si gioca il derby, che a queste latitudini è sentitissimo, pur non avendo mai avuto, l’Espanyol, i mezzi per stare al livello del Barcellona. È il match del sabato sera della settima giornata di Liga, di scena all’Olimpic Lluìs Companys. E la storia, almeno quella di Lionel Messi, la scrive l’allenatore dei blaugrana, Frank Rijkaard.

Al minuto 81′ richiama in panchina Deco, trequartista brasiliano naturalizzato portoghese autore del gol del vantaggio. Al suo posto, con il numero 30 sulle spalle strette, entra il piccolo Lionel Messi, la Pulga. Il suo è un esordio atteso, perché nella lunga gavetta tra le giovanili, il Barcellona C e il Barcellona B, ha fatto vedere numeri straordinari. Qualcosa, in quel primo scampolo di partita tra i grandi, lascia intravedere: dribbling, tempi, velocità, primo controllo. E nessuna paura. La sfrontatezza di chi ha davanti, calcisticamente, una vita intera, e la leggerezza di potersi permettere di sbagliare.

La sua prima stagione in prima squadra lo vedrà scendere in campo ancora otto volte, spezzoni finali tra Liga, Champions League e Coppa del Re. Il preludio ad una carriera di cui è già stato scritto tanto, forse persino troppo, comunque abbastanza da far credere alla Pulce che l’ultimo capitolo fosse già stato scritto. Qui, invece, si ricorda il ragazzo che, a diciassette anni, scalpitava per giocare al fianco di Ronaldinho, prima di ereditarne il 10 e di superarne, abbondantemente, i successi.