Accadde oggi: la tragica morte di Piermario Morosini

Piermario Morosini

Copyright: imago/Gribaudi/ImagePhoto

La storia di Piermario Morosini, troppo breve, è costellata da eventi tragici. Nasce a Bergamo nel 1986, e nel giro di due anni, tra il 2001 e il 2003, perde prima la madre, Camilla, poi il padre, Aldo. Nel 2004 il fratello, disabile, si suicida, e Piermario resta solo con una sorella, anche lei disabile. Ha appena 18 anni, e all’epoca gioca nelle giovanili dell’Atalanta. Di lì a poco, muoverà i primi passi nel professionismo: la stagione successiva, infatti, passa in comproprietà all’Udinese, con cui esordisce sia in Serie A che in Coppa Uefa. Centrocampista di grande talento e prospettiva, la stagione successiva passa al Bologna, in Serie B.

In cadetteria Piermario Morosini trova la sua dimensione, e anche una certa continuità. L’Udinese, nel frattempo, rinnova la comproprietà con l’Atalanta, mandandolo di nuovo in prestito, al Vicenza, dove disputa due ottime stagioni. Nel 2009 i friulani riscattano anche l’altra metà del cartellino, per 1,5 milioni di euro, e lo girano, ancora in prestito alla Reggina, quindi al Padova e di nuovo al Vicenza, tornando in Friuli solo per poi ripartire. L’ultimo viaggio, calcisticamente, è verso Livorno, l’ultima maglia che indosserà. Il 14 aprile 2012, infatti, durante una partita contro il Pescara, Morosini si accascia a terra, colpito da un’improvvisa crisi cardiaca.

I soccorsi sono lenti, in campo non c’è un defibrillatore, e quando arriva in ospedale Permario Morosini è già morto. Qualche mese dopo l’autopsia confermerà quanto si sospettava: fatale è stata una rara malattia ereditaria, la cardiomiopatia aritmogena. La FIGC, intanto, decide il rinvio delle partite della giornata in corso, per osservare un turno di lutto. Il dolore, però, valicherà i confini nazionali. Negli stadi di mezza Europa, nel ricordo di Piermario Morosini, viene osservato un  minuto di silenzio. La commozione è enorme, ma la morte del giovane centrocampista bergamasco – tifosissimo della Sampdoria – non sarà vana. Da quel momento, infatti, anche nel campi di calcio delle serie minori la presenza di un defibrillatore diventerà obbligatoria, salvando, ogni anno, decine di vite.