Accadde oggi: l’inaugurazione dello Stade des Costières di Nîmes

Nîmes, lo Stade des Costières

Nîmes, lo Stade des Costières

In piena lotta salvezza, in fondo alla classifica della Ligue 1, è invischiato il Nîmes. Un’impresa quasi impossibile per il club della città Occitana, che nella sua storia ha raggiunto per tre volte la finale di Coppa di Francia, senza mai vincerla. E, soprattutto, nel 2011 era retrocesso addirittura in terza serie, ritrovando la Ligue 1 solamente nel 2018. Un ritorno che ha riportato a riempire le gradinate – finché si è potuto – dello Stade des Costières, la casa del Nîmes fin dal 1989. Piccolo, ma funzionale, può accogliere poco più di 18.000 spettatori, e nelle partite casalinghe della prima parte della scorsa stagione l’affluenza media superava i 12.000 tifosi.

A volerlo, nel 1987, era stata l’Amministrazione dell’allora sindaco di Nîmes, Jean Bousquet, che sceglie come sede del nuovo stadio della città il quartiere Costières. Ben collegato all’aeroporto cittadino e a un tiro di schioppo dal centro, l’appalto viene assegnato a progetto degli architetti Marc Chausse e Vittorio Gregotti. Gregotti, urbanista e teorico dell’architettura italiano, è il padre del progetto dello stadio Luigi Ferraris di Genova, il più inglese degli stadi italiani. I lavori del nuovo impianto terminano all’inizio del 1989, ed il 15 febbraio di quello stesso anno è pronto ad ospitare la sua prima partita. Sarà un’amichevole tra la Francia B ed i pari età dell’Olanda, mentre il Nîmes giocherà qui la sua prima partita il 4 marzo, contro il Montceau, in Ligue 2.

Lo Stade des Costières di Nîmes, nel 1994, insieme allo Stade de la Mosson di Montpellier, ospita il Campionato Europeo di Calcio Under 21. Un’edizione fortunata per l’Italia di Cesare Maldini, vincitrice del torneo in finale contro il Portogallo, grazie al golden gol di Orlandini. Nell’ultimo incontro disputato allo Stade des Costières, il Nîmes ha dovuto arrendersi al Monaco (3-4), al termine di una partita spettacolare. Uno spot per il calcio, nell’epoca delle porte chiuse, sperando di poter tornare presto a riempire gli spalti.