Accadde oggi: Milano intitola lo stadio a Giuseppe Meazza

(Photo by Marco Luzzani/Getty Images)

Il 2 marzo 1980, lo stadio San Siro di Milano annuncia uno storico cambio di nome: verrà intitolato a Giuseppe Meazza, scomparso nell’agosto del 1979. Dal giorno della sua inaugurazione, il 19 settembre 1926, aveva mantenuto il nome del quartiere in cui sorge, ospitando le partite interne di Milan e Inter. Esattamente come accade oggi. L’annuncio del nuovo nome arriva il giorno del derby di ritorno tra Milan e Inter, vinto dai nerazzurri con una rete di Oriali. All’epoca, e in parte ancora oggi, Giuseppe Meazza era considerato il più grande calciatore italiano della storia, l’unico a vincere da protagonista due Mondiali. Tre volte capocannoniere della neonata Serie A, con la maglia dell’allora Ambrosiana-Inter vinse tre campionati.

Comunque lo si chiami, San Siro o Giuseppe Meazza, lo stadio di Milano, che presto potrebbe lasciare il posto ad una struttura tutta nuova, è uno dei tempi del calcio, soprannominato dagli appassionati la “Scala del calcio“. Basti pensare che, dopo il Duomo e la Triennale, è uno dei simboli più conosciuti di Milano. Neanche la Scala, quella vera, e la Pinaoteca di Brera reggono il confronto. Del resto, è stato teatro di sfide epiche, che attraversano quasi un secolo di storia del calcio.

A costruirlo, nel 1925, fu il presidente del Milan, Piero Pirelli, da cui, nel 1935, lo compra il Comune di Milano. Che porta una profonda opera di ristrutturazione, affidata all’architetto Perlasca: il Giuseppe Meazza, come lo conosciamo oggi, amplia la propria capienza fino a 55.000 posti. La trasformazione più importante la firma Armando Ronca, che progetta il secondo anello e le rampe elicoidali per accedervi. L’ultima opera di ammodernamento risale invece al 1987, che dà allo stadio la forma odierna. Gli architetti Giancarlo Ragazzi ed Enrico Hoffer e l’ingegnere Leo Finzi progettano un terzo anello, sostenuto da undici torri cilindriche, e la copertura in policarbonato. Da allora, lo stadio di San Siro è rimasto essenzialmente lo stesso: “un’astronave atterrata nella periferia milanese”, come l’ha definito il Times nel 2009.