Accadde Oggi: Muore Sòcrates. Capitano del Brasile al Mundial ’82

Il 4 dicembre 2011 il mondo del calcio saluta, prematuramente, uno dei suoi interpreti migliori, Sòcrates. Si spegne a San Paolo, a soli 57 anni, ma lascia ai posteri una delle pagine più potenti che un calciatore abbia mai scritto. Che fosse destinato a grandi cose, lo si evinceva sin dal nome. Il padre, cresciuto in povertà in Amazzonia, è un lettore vorace e un amante dei classici. Sceglie il nome del figlio, Sòcrates, dopo aver letto La Repubblica di Platone. Nasce a Belém, nel 1954, e da giovane si divide tra l’Università, dove studia alla Facoltà di Medicina, e il campo di calcio. Preferendo, alla fine, il secondo, ma portando comunque a termine gli studi.

Socrates
(Photo by TRINGER, Onefootball.com)

Ed è un bene, perché “il dottore” è dotato di un talento raro. Centrocampista di grande fisicità, ma armonico, piede delicato e visione della porta di un attaccante. Gioca le prime stagioni nel Botafogo, tra il 1972 e il 1977, ma è nel Corinthias che si rivela al grande calcio e non solo. Di quella squadra Sòcrates diventa presto il capitano, tecnico e morale. Il Brasile è governato da una dittatura militare, e il Corinthians diventa il simbolo di una resistenza pacifica ma fortemente politica. Nella squadra non c’è un allenatore, ma vige un’autogestione paritaria, passata alla storia come “Democrazia corinthiana”. La squadra scende in campo con messaggi contro la dittatura, e per tre anni, al motto “essere campioni è un dettaglio”, ogni decisione viene votata da giocatori e staff tecnico.

L’impatto mediatico è enorme, specie perché nel frattempo è il leader del Brasile che, nel Mondiale del 1982, si deve inchinare all’Italia. Nel 1984, a trent’anni, arriva la chiamata della Fiorentina, che sul piatto mette 5,3 miliardi di lire. Il Corinthias accetta, Sòcrates anche, convinto da un ricco contratto e da un corso di specializzazione in ortopedia. in Italia, però, il centrocampista brasiliano fa una fatica tremenda ad adattarsi ai ritmi di gioco della Serie A. Dopo una sola deludente stagione, quindi, torna in Brasile, prima al Flamengo e poi al Santos, con cui chiude la carriera nel 1989. Mette a frutto, finalmente, la Laurea in Medicina, esercitando come dottore, ma anche come commentatore in tv.