Accadde Oggi: un secolo di Azzurro

(Photo by ALBERTO PIZZOLI/AFP via Getty Images)

Il 6 gennaio 1911, l’Italia scende in campo per la terza amichevole della sua breve storia. All’Arena di Milano, contro l’Ungheria, la novità è la maglia. Fa il suo esordio l’azzurro, dopo le prime due partite giocate in bianco. La scelta del colore, storicamente, è legata ai regnanti dell’epoca, la famiglia Savoia. L’azzurro è infatti il colore che deriva dallo stemma araldico di Casa Savoia, conosciuto anche come “blu Savoia“. A loro volta, i Savoia avevano scelto questo colore riprendendolo dal manto della Vergine Maria, tradizionalmente azzurro, a cui la casata era da sempre devota.

Sul cuore, trovava spazio il simbolo di Casa Savoia, uno scudo rosso con la croce bianca, ma la maglia era di per sé molto semplice, con i laccetti a polo come tutte le divise dell’epoca, sostituiti in seguito dal girocollo. Il bianco, scelto forse in onore della Pro Vercelli, la squadra più forte dell’epoca o, più probabilmente, come colore neutrale in attesa di una decisione definitiva, rimase quello della seconda maglia. E così è ancora oggi, ovviamente, con una sola eccezione. Ai giochi Olimpici di Berlino del 1936, la Nazionale scese in campo contro la Francia con una divisa nera, omaggio al potere fascista. In quegli anni, accanto allo stemma savoiardo, trovava spazio anche il fascio littorio.

L’azzurro, dal calcio, divenne poi il colore di ogni nazionale sportiva, dal basket alla pallavolo, dall’atletica leggera al canottaggio. Tornando brevemente a quel 6 gennaio 1911, la partita finì con una sconfitta: vinse l‘Ungheria, 1-0, con una rete di Schlosser, al 22′. L’Italia, all’epoca, non aveva neanche un vero e proprio allenatore. Formalmente era Umberto Meazza, a capo di una sorta di commissione tecnica, insieme a Recalcati, Crivelli, Camperio e Gama. Davanti, il tridente d’attacco era, non a caso, quello della Pro Vercelli: Carlo Corna, Carlo Rampini e Felice Berardo, che insieme vinsero gli scudetti del 1912 e del 1913.