Antognoni, saluto amaro alla Fiorentina. È l’ennesima occasione persa?

Estate rovente in casa viola, ancor prima dell’apertura del mercato. Dopo l’addio di Iachini, il club ha deciso di virare su Rino Gattuso. Un’esperienza durata pochissimo quella del tecnico calabrese e finita ancor prima di presentarsi ufficialmente ai tifosi. Un insieme di fattori – su tutti vedute diverse sul mercato – hanno portato i due alla separazione anticipata. Nelle settimane successive non sono mancati botta e risposta tra le parti: contestatissima la clausola di riservatezza, che impedisce al club e al tecnico di spiegare le reali motivazioni dell’addio prematuro. 

«Per motivi legali non abbiamo potuto raccontare ciò che è successo con Gattuso. Se i suoi avvocati vorranno eliminare la clausola di riservatezza che abbiamo firmato, io ed i miei legali non abbiamo problemi anzi… Lui potrà esporre la sua versione e noi risponderemo con la nostra» ha spiegato il presidente Commisso. Non si è fatta attendere la risposta del tecnico, che dal suo canto ha fatto sapere come la clausola sia stata inserita per volere della società: «Le sue parole mi hanno sorpreso perché è stata la Fiorentina a chiedere di inserire una clausola di riservatezza ma se dovessero chiedermelo non avrei alcun problema a toglierla».
Clausola a parte, l’estate della Fiorentina è cominciata subito con il botto. Neppure un mese dopo l’annuncio, Gattuso ha rotto i ponti con il club, causando qualche malumore anche tra i tifosi.


La rottura con Ribery

Discorso simile anche per Frank Ribery, arrivato alla scadenza naturale del contratto senza essere rinnovato. Delusione da parte del top player francese ma anche da parte dei tifosi, che in questi anni hanno apprezzato le giocate, la classe e il talento infinito dell’ex Bayern. La situazione, anche in questo caso, sembra mettere un grande punto interrogativo sul comportamento della società. Il giocatore stesso si è sentito trascurato dal club, tanto da dichiarare: «L’addio dalla Fiorentina non è stato facile. Io sono una persona vera, ho dato veramente tutto, com’è nella mia mentalità. Per tre o quattro settimane nessuno mi ha chiamato, ci poteva essere la sensazione che mancasse il rispetto nei confronti del mio impegno. Mi è sembrato che questi due anni in cui ho dato tutto non siano stati riconosciuti».


L’addio della bandiera Antognoni

Ultimo capitolo, se possibile ancora più doloroso dei due precedenti, dedicato a Giancarlo Antognoni. La bandiera viola, da quattro anni in dirigenza, si separa ufficialmente dalla Fiorentina, complice la volontà del club di “ridimensionarlo” in un ruolo nelle giovanili.
La versione viola recita: «La Fiorentina prende atto, con profondo rammarico, della volontà di Antognoni di non proseguire il rapporto di collaborazione con il Club. La società aveva individuato per Giancarlo Antognoni il ruolo di Direttore Tecnico del settore giovanile. Una proposta e un ruolo identificati come la soluzione ottimale e perfetta per entrambi». La replica del dirigente non si è fatta attendere: «Ho dovuto prendere atto che la posizione del club non è cambiata di una virgola circa il mio ridimensionamento professionale. Purtroppo non ci sono stati margini di discussione, prendere o lasciare. La Proprietà mi vuole fuori dalla prima squadra, questo è il punto. Già prima di incontrarci ero stato invitato a lasciare il mio ufficio, cosa di per sé abbastanza eloquente».

Un addio pesante che ha scosso l’ambiente e ancor prima il popolo viola, che parla di «oltraggio alla bandiera». Una decisione difficile da mandar giù e che ancora una volta allontana la società da quella che è la sua linfa vitale: i tifosi. Dopo un’estate caldissima fatta di rivoluzioni e addii – che potrebbero aumentare ancora con il passare dei mesi – la domanda resta solo una: è l’ennesima occasione persa da parte della Fiorentina?