Baggio a Il Venerdì di Repubblica: “Oggi sarei più competitivo”

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Nella rivista periodica Il Venerdì de La Repubblica, Roberto Baggio ha rilasciato una lunga intervista dove ha parlato del calcio attuale e levandosi qualche sassolino dalla scarpa in merito al suo passato. E poi, quel famoso rigore di Usa ’94 che ancora lo tormenta.

Il ritiro, il calcio senza pubblico e frecciatine a qualche ex collega

“In questo calcio sarei più competitivo perché gli attaccanti sono più protetti. Quelli che senza pallone si sentono appagati e felici sono dei falliti? Lasciare il calcio mi ha ridato vita e ossigeno. ​ Spacco la legna, uso il trattore e la sera sono così stanco che mi gira la testa. Faccio la cosa più bella, sono a contatto con la natura. A differenza mia Totti non voleva smettere. Ibrahimovic è della stessa pasta di Francesco”.

“Il calcio senza pubblico è tristissimo, mi viene da piangere. Non guardo più le partite, non mi divertono quasi mai. Mi dette disagio dare giudizi sugli altri, non vado in tv. Vedo colleghi che sentenziano da professori, ma me li ricordo incapaci di fare tre palleggi con le mani”.

L’amore per Firenze, la morte di Paolo Rossi e quell’Europeo mancato…

“Sono riconoscente a Firenze perché quando ero rotto mi ha aspettato due anni, anzi tre. Non volevo lasciare la Fiorentina, ma i Pontello mi avevano già ceduto alla Juve e se non fossi andato, Cecchi Gori non avrebbe potuto prendere il club viola”.

In merito a questo è intervenuto e ha replicato lo stesso Niccolò Pontello che ha così dichiarato: “Le sue parole sono sbagliate e mi riferisco alla vicenda della sua cessione. Noi lasciavamo la società, Baggio poteva essere compreso nel pacchetto della cessione a Cecchi Gori, la società avrebbe avuto un prezzo con o senza di lui. Non è vero che abbiamo impedito a Cecchi Gori di comprare la società se Baggio non fosse andato via, semplicemente non avrebbe potuto pagare quel prezzo”.

La morte di Paolo Rossi è stata ingiusta, si era rifatto una vita anche lui e meritava di avere più tempo. Ancora non mi perdono il rigore sbagliato nella finale del Mondiale di USA ’94 contro il Brasile. Non c’è religione che tenga, quel giorno avrei potuto uccidermi e non avrei sentito niente”. 

Sacchi non mi portò agli Europei del 1996 per dimostrare che gli schemi sono più importanti dei giocatori: non è arrivato ai quarti di finale. Non ce l’ho con gli allenatori, ma l’unico con cui mi sono trovato bene è Carletto Mazzone: un uomo libero e realizzato che non si metteva in competizione con i calciatori”.