Barcellona e razzismo: timidi tentativi di ripulirsi dal caso Griezmann-Dembélé

Credits: FedericoPestellini/Panoramic

Contratto cancellato, sciolto. E’ così che ha reagito la Konami, società produttrice di videogiochi, a seguito delle polemiche scaturite da un vecchio video del 2019, in cui Antoine Griezmann ed il suo compagno di squadra nel Barcellona, Ousmane Dembélé, prendono in giro alcuni tecnici asiatici all’interno di un albergo, con frasi del calibro di “che tipo di linguaggio arretrato è questo?” oppure “sei tecnologicamente avanzato nel tuo paese o no?“, mentre gli operatori stanno riparando un televisore. Non solo, Griezmann si gira verso la telecamera e sembra dire “Ching Chong” un termine inglese utilizzato per prendere in giro le persone asiatiche.

La Konami, quindi, aveva rilasciato un comunicato: “Konami Digital Entertainment crede, come fa tutto lo sport, che la discriminazione di qualsiasi tipo sia inaccettabile. In precedenza avevamo annunciato Antoine Griezmann come il nostro Yu-Gi-Oh! content ambassador, tuttavia alla luce dei recenti eventi abbiamo deciso di rescindere il contratto“.

Griezmann aveva subito respinto le accuse e si era scusato se qualcuno si fosse offeso, mentre il Barcellona prima con un comunicato e poi con alcuni video su Instagram, ha provato a ripulire la sua reputazione, macchiata dal brutto gesto dei due giocatori.

 

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Come detto, il Barcellona si è espresso sul video del 2019 dei suoi due tesserati, con un comunicato: “L’FC Barcelona desidera scusarsi pubblicamente con tutti i fan e i partner del Club che si sentono scontenti per questo evento risalente all’estate del 2019, un momento in cui le responsabilità del Club sono cadute su un consiglio di amministrazione e su un team esecutivo precedente all’attuale. Il Consiglio di Amministrazione che oggi gestisce il Club è impegnato affinché episodi di questa natura non si ripetano”. Vecchia amministrazione o meno, sono eventi che non dovrebbero accadere: in questo periodo storico, fortunatamente, questi gesti non passano più inosservati e grazie al ‘potere’ dei social, si riesce ad avere una reazione anche da parte delle società – di calcio e non – verso coloro che si macchiano di tali gesti.

Oltre alla Konami, c’è un altro sponsor che non ha gradito quanto accaduto, la Rakuten: dal 2017 è quello principale, con il presidente Hiroshi Mikitani che ha chiesto spiegazioni al club. Ora si attende la punizione per i due calciatori che a distanza di venti giorni ancora non è stata annunciata. Non basta, infatti, qualche video contro il razzismo per combatterlo, ma gesti concreti, anche contro giocatori così importanti.