Barcellona, Koeman: “So cosa significa allenare il Barcellona”

(Photo by David Ramos/Getty Images)

La squadra del bel gioco, del tiki taka, usata come termine di paragone in strada: “Non siamo mica al Barcellona qua”, questa stagione sta sancendo il suo passaggio verso una nuova era.

Il Momento

I catalani, in un tempo non troppo lontano, venivano posti in un ipotetico Empireo del calcio. Per tanti club essi erano irraggiungibili. Le squadre medio-piccole toccavano il cielo con un dito quando riuscivano a strappare un pareggio al Camp Nou. E poi c’era lui: il dieci argentino, per il quale non sono ancora stati inventati aggettivi degni di essere attribuiti al suo nome. Questa realtà, che fino a qualche anno sembrava più viva che mai, si sta estinguendo. Il Barcellona, che negli anni Dieci si batteva acremente per prevalere in Europa, pareggia in casa contro una squadra che ha toccato duecento volte la palla in 90 minuti. Un paio di giorni fa il club spagnolo ha vinto contro l’Elche perché gli è bastato un Messi galvanizzato, ma in Champions, un tempo il suo teatro per eccellenza, non è più sufficiente. Ormai è diventato abbastanza comune vedere i Blaugrana umiliati in notti europee che preannunciavano spettacolo. In più, tra poco i catalani dovranno dire addio al loro capitano. Il giorno in cui Achille verrà ucciso, metaforicamente, da Paride si fa sempre più vicino. I tifosi attendono solo tempi migliori, che in questo momento sembrano non arrivare.

Le Parole

Nel frattempo, prende parola in conferenza stampa il capitano della nave Koeman: “So che essere allenatore del Barcellona vuol dire avere sempre molta pressione: se perdi sei tu il colpevole. Accetto la situazione, cerco di fare del mio meglio. Penso sempre a vincere, mai a perdere. Cosa succederà non lo so, c’è tempo di parlare del futuro, ma io rimango ottimista“. Questa è la fase del tramonto del Barcellona che fu. Ma quando avverrà la fase in cui vedremo il nuovo Barcellona risorgere?