C’era una volta (e adesso non c’è più): il Chievo dei miracoli

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Dici Chievo Verona e non puoi non pensare a Gigi Delneri in panchina, ai basettoni di Cristiano Lupatelli con il numero 10 sulle spalle in porta, alle geometrie di Eugenio Corini e ai gol di Massimo Marazzina. E’ un tuffo nel passato, di un calcio che non c’è più, ultimo esempio romantico di una Serie A targata 2001/2002. La celeberrima stagione chiusa con l’immagine del pianto del Fenomeno Ronaldo all’Olimpico in quel famoso 5 maggio. Prima dello psicodramma nerazzurro c’era stata l’estasi del Chievo Verona, una squadra a rappresentanza di un quartiere, arrivata per la prima volta nella sua storia nel massimo campionato italiano.

La promozione giunta al termine della stagione 2000/2001 con un terzo posto alle spalle di Torino e Piacenza e davanti al Venezia. Una storia che immediatamente appassionò l’intera Penisola. Si pensava che il Chievo dovesse essere solo di passaggio in Serie A. Era un’Italia che in quegli anni aveva ancora negli occhi il Vicenza di Guidolin arrampicatosi sino alla semifinale di Coppa delle Coppe contro il Chelsea di Vialli e Zola. La provincia aveva saputo esprimere belle storie di calcio. Come il Piacenza degli italiani o il Padova di Sandreani, ma tutte queste storie si erano esaurite nel giro di un paio di stagioni. E soprattutto nessuna di queste squadre citate ebbe il coraggio di osare tanto quanto osò il Chievo nel 2001/2002, nessuno mai riuscì a volare alle altitudine in cui volarono i Mussi clivensi. Una squadra da recitare a memoria, come quelle di un passato ormai lontanissimo. Lupatelli in porta, la difesa composta da Lanna, D’Angelo, D’Anna e Moro. A centrocampo Eriberto (poi Luciano) e Manfredini sulle fasce, in mezzo al campo Corini e Perrotta. In attacco la coppia formata da Marazzina e Corradi con Federico Cossato pronto a subentrare. L’Italia intera stava per assistere a qualcosa di speciale e il primo indizio arrivò con la vittoria esterna in casa della Fiorentina alla prima giornata di campionato firmata da Perrotta e Marazzina. Il Chievo di Delneri giocò un girone d’andata incredibile. Le prestazioni offerte nella prima metà del campionato gli valsero l’appellativo di “Chievo dei miracoli”.  Il 28 ottobre 2001 dopo il successo interno contro il Torino per 3-0 la società del presidente Campedelli era prima in classifica. Davanti alla Roma di Capello campione in carica, alla Juve di Lippi e all’Inter di Cuper. Un risultato incredibile mantenuto per cinque giornate consecutive prima del Ko di San Siro contro il Milan. Alla 15esima però il Chievo tornò in vetta, andando a vincere proprio a Milano contro l’Inter grazie ai gol di Corradi e Marazzina. I venti persero poi lo scontro diretto con la Roma e chiusero il girone d’andata al secondo posto dietro proprio ai giallorossi.

Nel girone di ritorno gli uomini di Delneri non riuscirono a ripetersi sugli stessi livelli mostrati in quello d’andata e alla fine chiusero il campionato al quinto posto ed ottennero una storica qualificazione alla Coppa Uefa. Un modello da seguire fatto di idee e passione che consentì ai clivensi di disputare sette stagioni consecutive in Serie A prima della retrocessione del 2006/2007. I veneti tornarono immediatamente nella massima serie italiana, ma dal 2008/2009 nonostante gli undici campionati consecutivi disputati in A non riuscirono mai più a ripetere le gesta e le imprese di quella incredibile, prima, pazza stagione.

La notizia di oggi è quella dell’esclusione del Chievo Verona dal campionato di Serie B. E’ la storia, ma soprattutto la favola che finisce definitivamente. Sono le cose che se ne vanno con il sapore a volte amaro che si portano dietro. Fortunatamente ci restano le storie, le emozioni da raccontare e tramandare. Come quella volte che undici ragazzi sconosciuti a rappresentanza di un quartiere di Verona lasciarono a bocca aperta l’intera Serie A.