(Photo by Paolo Rattini/Getty Images)

 

Panchine clade, panchine traballanti, panchine, tutto sommato, sicure. Alla decima giornata di Serie A, solo la Fiorentina, tra l’altro raccogliendo sin qui molto poco, ha cambiato allenatore. Una decisione figlia di una conferma, quella di Beppe Iachini, che non ha mai convinto del tutto né la squadra, né l’ambiente. E nemmeno la dirigenza, anche se Commisso, sulla guida tecnica, vuole avere l’ultima parola.

Sorprende, senza troppa ironia, la prova di maturità di Enrico Preziosi. Il presidente del Genoa, che solitamente cambia allenatori come i comuni mortali cambiano canale sul divano, ha rinnovato la fiducia a Maran. Che certo non sta facendo troppo male, ma il Genoa è comunque penultimo, a quota 6 punti insieme al Torino. E davanti ha una doppia sfida da brividi: domenica al Ferraris arriva la Juventus, il 16 il Milan capolista. Difficile andare a punti, e le due partite pre natalizie sono ad altissimo rischio. Prima il Benevento, poi lo Spezia, due neopromosse sui generis, perché giocano bene e non hanno nulla da perdere. Chissà se Maran saprà invertire la tendenza. Un pareggio con le big, e almeno una vittoria negli scontri diretti potrebbero convincere Preziosi, in caso contrario, potrebbe tornare Nicola.

Come detto, nelle stesse identiche acque del Genoa, naviga il Torino. Con dei distinguo doverosi. Le aspettative, sotto la Mole, erano ben diverse, dopo le delusioni di un anno fa, l’obiettivo era quello di tornare nella colonna sinistra della classifica, con un nuovo progetto tecnico. Affidato alle mani esperte di Marco Giampaolo. Voglioso, anche lui, di riscattarsi dopo il cocente esonero dalla panchina del Milan di un anno fa. L’allenatore abruzzese ha bisogno di tempo, Urbano Cairo pare disposto a concederglielo, la piazza un po’ meno. Sulla graticola, però, c’è una squadra intera, involuta da più di una stagione.

A Giampaolo il compito di invertire la rotta e restituire entusiasmo, a partire da domenica. A Torino arriva un’Udinese in forma smagliante, da qui al panettone ci sono quindi Roma e Napoli fuori casa e Bologna in casa. Servono, disperatamente, punti, o l’ombra lunga di Donadoni, nome che circolava già un mese fa, potrebbe allungarsi sulla panchina del Toro. Ma ci sarebbe anche D’Aversa, ancora libero dopo la fine dell’avventura a Parma.

Caldissima anche la panchina di Giovanni Stroppa, che guida il Crotone ultimo in classifica. Solo due punti in dieci giornate, appena 6 reti segnate e 24 subite, peggior attacco e peggior difesa del campionato. Eppure, l’impressione è che davvero i calabresi più di così difficilmente avrebbero potuto fare. La rosa è stata puntellata in estate con esuberi low cost arrivati da ogni parte d’Europa, ma è decisamente deficitaria. Stroppa, però, ha il dovere di inventarsi qualcosa, di dare dignità alla stagione del Crotone e tentare, quantomeno, di far giocare bene la sua squadra. Che troppo spesso è apparsa molle, rinunciataria. Le prossime partite, le ultime quattro prima della sosta natalizia, sono tutto sommato alla portata: Spezia, Udinese, Sampdoria e Parma. Per mangiare il panettone, potrebbe bastare una vittoria che tiri su il morale del presidente Gianni Vrenna.

Tutti gli altri, invece, possono dormire sogni tranquilli, almeno fino a Natale. A meno di rovesci clamorosi e imponderabili. Allargando l’orizzonte temporale, invece, non è detto che sia così solida la posizione di Antonio Conte. La delusione per l’uscita, fragorosa, dall’Europa, può essere compensata solo con lo scudetto. E se fra qualche settimana il gap con il Milan dovesse allargarsi, ecco che l’idea di un oneroso esonero anticipato potrebbe accarezzare anche Marotta. Sembra rientrato, invece, tra sementite di rito e risultati sul campo, il caso Atalanta. La favola Dea è ancora tutta da scrivere, e Gasperini difficilmente lascerà prima della fine del campionato. Insomma, il panettone è vicino per (quasi) tutti, sull’uovo di Pasqua si accettano scommesse.