Commisso: “Chiesa? Un ragazzo. Vincere qui la mia ultima impresa”

(Photo by Gabriele Maltinti/Getty Images)

Il presidente della Fiorentina, Rocco Commisso, ha rilasciato una lunga e interessante intervista a La Nazione. Ecco le sue parole sulla sua volontà di distruggere il Franchi:

“Ho migliorato l’italiano, ma continuo a non essere capito bene. Pensa che in America Biden ha detto che è disgustato da Trump (disgusted), nessuno ha detto niente. Io ho detto per la partita Juventus-Fiorentina che sono disgustato dagli arbitri: è successo il finimondo. Il fatto è che a Firenze siete bravi a fare i monday morning quarterback. Lo sai che significa? Significa che siete i critici del giorno dopo: criticano tutti, ma dopo. Così è troppo facile”.

Sul pensiero di lasciare Firenze:
“No no, non ci ho mai pensato. Oddio, forse per un minuto. Scherzo. No e ancora no. Sono felice di essere qui, è la mia ultima impresa, questa”. 

Sul nuovo stadio:
“Si devono vedere i tempi. Quando sono arrivato mi dicevano che ero superman. Oggi che faccio solo caciara. Non so nemmeno che significa caciara”.

Sulla ristrutturazione dell’Artemio Franchi:
“Era la mia prima idea, ti ricordi? Lo stadio è di proprietà dello Stato da 90 anni e, dunque, possono prendere i soldi dallo Stato e ristrutturarlo, se vogliono. Giusto? Per me è pure meglio. Ma allora perché hanno aspettato Rocco per dire che devono ristrutturarlo? Perché non hanno fatto un concorso internazionale? Perché non hanno ingaggiato prima i vari Fuksas, i vari Renzo Piano per disegnare il progetto? Qui tutto è buono per criticare. Alla fine, però, ho capito qual è il punto a cui vogliono arrivare”.

Quando gli è stato chiesto, allora, qual’è il punto a cui vogliono arrivare, Commisso ha spiegato:
“Qualcuno vuole rifare il Franchi con i soldi di Rocco. Ora qualcuno ha interesse non solo a controllare Rocco, ma anche a guadagnare coi soldi di Rocco”.

Sul ruolo della vicenda Mercafir in tutto ciò:
“La Mercafir, proprio lei. Ricapitolando, ci sono stati molti meeting su Mercafir. In questa città se ne parlava già da 15 anni. Io volevo seguire le regole come ho sempre fatto, ma credevo fosse tutto pronto. E invece non era pronto niente. La Mercafir è stata solo una grande perdita di tempo».

Sul rapporto con il Comune post-vicenda Mercafir, Commisso ha detto:
“Non è che si è rotto qualcosa, è che io, da quel momento, ho imparato che qui per fare ci vuole tempo. Anche quando trovate qualcuno che ha soldi da investire».

Sulla possibile rabbia dei tifosi in caso di costruzione dello stadio a Campi Bisenzio, Commisso ha detto:
“I tifosi o i fiorentini? Mah, forse si offenderanno i cinquemila architetti che ci sono a Firenze e che non lavorano. Di sicuro c’è molta invidia in questa città. Ci sono anche molti ricchi, ma che non si sono fatti da soli. Le loro ricchezze le hanno ereditate dal papà o dal nonno».

Sull’attenzione mediatica nei suoi confronti:
“Non mi aspettavo, e lo dico davvero, così tanta attenzione su di me. Il nome di Rocco è usato ogni giorno, ogni ora. Non sempre bene, però. Al tempo stesso vedo che la stragrande maggioranza dei tifosi è con noi».

Sulle critiche ricevute:
“Dicono che il mio grande sbaglio è stato non mandare Montella via, ma come potevo non riconfermare Montella? Aveva tre anni di contratto a 1,8 milioni di euro netti. E poi criticano, ma nessuno ha speso per la Fiorentina e in così poco tempo nel calcio italiano quanto ho speso io. Ho comprato la Fiorentina in tre settimane. Siamo arrivati a 70 milioni di ingaggi. Se qualcuno dice che non ho fatto niente per la Fiorentina deve guardare i dati, i costi: 40% in più di un anno e mezzo fa. In totale oltre 300 milioni con il nuovo centro sportivo di Bagno a Ripoli, prima proprietà della società viola nella sua storia. Nessuno ha fatto questa rivoluzione in così poco tempo. Ora tutti dicono che devo spendere i soldi di Chiesa, ma dalla cessione non ho ancora guadagnato niente”.

Su Chiesa:
“L’ho chiamato durante il lockdown. Sono andato a Chicago solo per incontrarlo ed è stato con me nella suite. Io l’ho trattato come un figlio e lui nei confronti miei, della mia famiglia, dei lavoratori, non si è comportato bene. È solo un ragazzo, quindi lasciamo stare questo argomento, ok?».

Sul comportamento dei Chiesa:
“Prima ci hanno condizionato sulla squadra a cui avremmo dovuto venderlo. In Inghilterra lui non voleva andare e in Italia voleva solo la Juve. Bianconeri che ne erano al corrente. Quando ci sono solo one buyer and one seller (solo un compratore e un venditore), la situazione non è buona per cedere. Alla fine ho dovuto accontentarlo anche per business. In America c’è un detto: ‘Anche se vai via, non rompere mai i ponti’. Questo hanno insegnato a me 50 anni fa. Questo è l’unico modo per diventare un leader”.

Sul possibile esonero di Iachini:
“Ecco l’altra bufala che gira. Facciamo ordine, Iachini ha il massimo supporto da me, da Joe Barone e da Pradè. Lui lo sa. Certo, gli ho detto che con la Sampdoria abbiamo fatto schifo e lui sa che qui i risultati contano. Ha, però, la nostra piena fiducia“.

Su Iachini sotto esame, Commisso ha risposto:
“Siamo tutti sotto esame. Anche io sono sotto esame”.
Sui momenti più belli vissuti da presidente della Fiorentina:
“Le serenate al Savoy e il primo giorno al Duomo. Poi il mio regalo, ovvero il Centro Sportivo”.
Sulla paura del COVID:
“Rocco non ha paura, per sé. Per gli altri, forse. Non sono sciocco, però. Ho fatto anche io il lockdown, con mia moglie, nella casa del New Jersey”.
Sul sentirsi a casa a Firenze:
“Beh, è qui che lavoro. Ormai quando torno in America è per vacanza perché lì mi lasciano in pace. Lì non mi riconosce nessuno”.

Sulla situazione in America riguardo al COVID:
“Manhattan è deserta, è distrutta. Tutto chiuso, tutti che vogliono andare via. Anche la politica ha le sue colpe”.

Sulla sua fede politica:
“Sono un conservatore, come la stragrande maggioranza degli italoamericani. Hai presente tutte le statue di Colombo che hanno buttato giù nei mesi scorsi in America? I Democratici non hanno detto niente, ti rendi conto? Per me, che sono un immigrato, che so cosa significa essere un immigrato, veder cadere quelle statue è stato un colpo al cuore”.

Sull’aver frequentato la stessa università di Obama, Commisso ha rivelato:
“Sai quanti articoli, nel giornale dell’università, dedicarono a me? Cinquanta. Sai quanti ne fecero a Obama? Nessuno. Sono andato all’università con una borsa di studio che ho vinto proprio perché giocavo a calcio. L’università mi ha dato tanto, ma io le ho restituito altrettanto”. 

Sulle rivincite che si è preso nella vita:
“È la storia della mia vita. Tante volte da immigrato mi sono trovato ad avere a che fare con chi pensava di valere più di me. Poi di loro non si è saputo più nulla, mentre io sono qui con la mia grande famiglia che tra Mediacom e Fiorentina conta quasi cinquemila persone”.

Sull’obiettivo che si è prefissato, Commisso ha, infine, dichiarato:
“Voglio vincere qualcosa qua. È la mia ultima impresa, la mia ultima sfida. Non ho fallito mai, you know, capisci?».