Cosa aspettarsi dalla Roma di Friedkin?

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La nuova Roma di Dan Friedkin sembra un vero e proprio oggetto misterioso. Un UFO fermo nel cielo della Serie A, scrutato da occhi curiosi, più o meno interessati. Cosa farà, come si muoverà, sarà una minaccia per le zone alte della classifica? Oppure si limiterà ancora a galleggiare, come ha fatto nella stagione appena conclusa?

Difficile dirlo. Ma non certo per colpa dei nuovi proprietari. Sotto il profilo societario, la Roma di Friedkin non sarà troppo distante da quella di James Pallotta. D’altronde, basta leggere il comunicato ufficiale sulla cessione e la recente intervista a Dan e Ryan per avere un quadro più chiaro della situazione. “In qualità di proprietari del business – si legge nel primo – intendiamo identificare e incoraggiare management, team e leadership forti. La nostra visione condivisa per il club e la squadra è quella di privilegiare un approccio di investimento sostenibile e a lungo termine piuttosto che soluzioni rapide di dubbia durata.” 

Da cosa passi la sostenibilità a lungo termine è presto detto. In primo luogo, dalla costruzione dello stadio. “C’è del lavoro da fare – si legge nell’intervista – per raggiungere la Premier League in termini di immagine internazionale e di ricavi, ma non c’è alcun motivo per cui non dovremmo essere tra i migliori campionato del mondo. Una parte importante di questo processo, ovviamente, sono le infrastrutture e noi siamo pienamente impegnati a lavorare con la città per costruire un bellissimo nuovo stadio il prima possibile.” In secondo luogo, il progetto della nuova Roma di Friedkin non può prescindere dal player trading. “Lo diciamo senza mezzi termini: condividiamo questa ambizione con i tifosi e vogliamo vincere. Ma abbiamo bisogno di pazienza: i campioni non vengono costruiti dall’oggi al domani.

Una strategia, quella dei Friedkin, dettata soprattutto dalla necessità di contenere costi che, nelle ultime stagioni, sono cresciuti a dismisura. La Roma di Pallotta ha vissuto per anni al di sopra delle proprie possibilità, ottenendo risultati altalenanti e fin troppi problemi di bilancio. Che la Roma di Friedkin deve ora rimettere a posto. E qui si arriva al primo snodo cruciale per la nuova proprietà: la sessione di calciomercato attualmente in corso. Che viaggia sul filo dell’incertezza per due motivi: la difficoltà nel cedere gli esuberi e il piano tattico di Fonseca.

La rosa della Roma è gravata da pesi tecnici ed economici di cui è difficile liberarsi. Calciatori del tutto fuori dal progetto, ma in età avanzata e con ingaggi faraonici, quindi difficili da piazzare altrove. Ammesso, ovviamente, che non siano loro a mettersi di traverso, rifiutando ogni destinazione. La lista è lunga: da Olsen a Fazio, da Juan Jesus a Pastore, per non parlare di qualche giovane che ha reso al di sotto delle aspettative, Kluivert su tutti. Situazioni spinose, che bloccano anche il mercato in entrata. La Roma non può comprare senza prima cedere. Non è un caso che l’unico colpo messo a segno finora sia stato Pedro, arrivato a parametro zero dal Chelsea.

I problemi nella costruzione della squadra si legano a doppio filo a ciò che ha in mente Paulo Fonseca. Partito con il suo classico 4-2-3-1, ha terminato la stagione con un 3-4-2-1 che ha portato risultati in Italia, ma non in Europa. E ora che si fa? Si torna alla difesa a 4 e al doppio mediano, o si mantiene la difesa a 3 con gli esterni bassi trasformati in laterali di centrocampo? Ieri, nel primo test stagionale, il tecnico ha riproposto il 3-4-2-1. Una soluzione dettata forse più dalle contingenze (l’assenza dei tanti nazionali) che dalle reali intenzioni del portoghese. Ma al di là del modulo con cui andrà in campo, alla Roma mancano parecchi pezzi importanti. Dalla porta, visto il recente rendimento di Pau Lopez, passando per i centrali (si attende la chiusura per Smalling) e gli esterni (bassi o alti che siano), fino al nodo Dzeko.

Ma per sciogliere questi e altri dubbi non si può far altro che attendere qualche test più probante. Se non, a questo punto, l’imminente inizio di stagione. Tenendo ben presente che arriverà a mercato aperto e, soprattutto, con una squadra ancora tutta da costruire.