Decreto Crescita, niente proroga: cosa cambia per il mondo del calcio

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Il Decreto Crescita è terminato: cosa cambia per il mondo del calcio? - Getty Images, calcioinpillole.com

Decreto Crescita calcio – La mancata proroga del Decreto Crescita ha fatto piombare nel panico il mondo del calcio: cosa cambia ora per i club.

Il governo italiano ha deciso di stralciare la proroga per il Decreto Crescita, inizialmente prevista fino al 29 febbraio 2024. Dunque, le agevolazioni fiscali che prevedeva la norma sono terminate lo scorso 31 dicembre, tornando al regime antecedente all’introduzione della regola dal primo gennaio.

La reazione del mondo del calcio è stata forte, con tantissimi club che si sono schierati contro questa scelta fortemente voluta in primis dalla Lega di Matteo Salvini. L’ad del Milan Furlani, ma anche l’ad dell’Inter Marotta e il presidente della Lazio Lotito. Tutti aspramente critici verso la decisione. Ma cosa cambia ora per le società?

Il Decreto Crescita: cosa prevedeva la norma per il mondo del calcio

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Lotito si è espresso contro la scelta del governo – Getty Images, calcioinpillole.com

Il 30 aprile 2019 è stato pubblicato il decreto legge rinominato Decreto Crescita – in vigore dal primo maggio 2019 -, che prevedeva una serie di misure per incentivare gli investimenti in Italia. Definito anche come “Rientro dei Cervelli”, il Decreto consentiva un regime fiscale agevolato per quanto riguarda la tassazione del reddito per tutti i lavoratori che hanno avuto la loro residenza fiscale all’estero per almeno due anni prima dell’arrivo in Italia – e che si sarebbero impegnati per mantenerla nel nostro Paese per almeno due anni.

Parlando di calcio e calciomercato, le società hanno potuto pagare una tassazione ridotta dal 45% al 25% sugli ingaggi dei calciatori provenienti dall’estero che rispettassero tale criterio. Dunque, per tanti club è stata data la possibilità di garantire ingaggi più alti a fronte di una spesa minore – per le casse societarie un ingaggio da 10 milioni lordi consentiva di corrispondere al calciatore un netto di 7.5, mentre in precedenza la stessa cifra lorda equivaleva a 5.5 milioni netti.

Decreto Crescita: cosa cambia ora per il calcio

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Il contratto di Lukaku diventa decisamente più oneroso per la Roma – Getty Images, calcioinpillole.com

Dal primo gennaio tutto ciò non è più valido. È bene precisare che la norma non è retroattiva e tutti i contratti in essere restano in vigore con le agevolazioni annesse. Ma da ora in avanti tutti i nuovi calciatori provenienti dall’estero e tutti quelli che rinnoveranno il proprio contratto, verranno trattati secondo il precedente regime – tassazione dunque al 45%.

L’Inter si è affrettata a ufficializzare il rinnovo di Henrikh Mkhitaryan prima del 31 dicembre e dunque l’armeno continuerà ad usufruire degli sgravi, mentre per il prossimo arrivo, Tajon Buchanan, tutto ciò non sarà valido. Questo è un esempio, ma ce ne sono moltissimi altri. Nel Milan ce ne sono molti che usufruiscono del Decreto, come Pulisic, Reijnders, Loftus-Cheek e Chukwueze – solo per citare gli ultimi arrivati – e avendo firmato contratti lunghi manterranno le condizioni.

Discorso diverso per la Roma, che ha approfittato del Decreto per ingaggiare Romelu Lukaku e garantirgli 7.5 milioni netti – 9.8 lordi. Senza decreto, la spesa per i giallorossi sfiorerebbe i 15 milioni lordi. Così come la Juventus, che ha rinnovato la scorsa stagione Adrien Rabiot a 7 milioni netti. Il contratto del francese scadrà il prossimo 30 giugno e se non accetterà una decurtazione ai bianconeri un prolungamento andrebbe a costare poco meno di 14 milioni lordi.