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Digne: “Ancelotti voleva venire alle feste per controllarci, Spalletti il più esigente”

Lucas Digne, concentrato con la testa sull’inizio degli Europei con la sua Francia, con il debutto nel big match contro la Germania il 15 giugno, è stato intervistato da “L’Equipe”. Il difensore dell’Everton ha raccontato il comportamento e diversi aneddoti legati ai suoi allenatori avuti in carriera. A partire da Ancelotti, colui che l’ha allenato nei Toffees, passando per Luis Enrique al Barcellona, per giungere infine a parlare di Luciano Spalletti ai tempi della Roma.

Le parole di Digne

Ancelotti – “E’ il miglior stratega, analizza molto bene gli avversari, legge molto bene le partite. In ogni partita cerca di adattarsi ai giocatori a sua disposizione. Può variare il suo sistema con uno schiocco di dita. E soprattutto spiega molto bene ai giocatori cosa vuole. Il suo messaggio è trasmesso molto facilmente. E’ un brav’uomo e sa trasmettere i suoi messaggi con ironia. Durante il Covid, ad esempio, non voleva che facessimo feste. Ci ha detto: ‘Se avete intenzione di fare una festa, ragazzi, invitatemi così vi terrò d’occhio’. Al mattino Ancelotti amava prendere il caffè con noi. Parlava di tutto, di niente, di quello che era successo il giorno prima, della quotidianità, delle nostre famiglie. Quando è nata mia figlia durante il Covid, lui e il suo staff si sono presi molta cura di me, erano molto presenti”.

Luis Enrique – “Con lui facevamo soltanto cinque o dieci minuti di tattica ed era quello che accadeva esattamente ogni fine settimana: era incredibile. Tutti erano ricettivi, le sue indicazioni erano molto chiare e precise. In allenamento saliva in alto, sulle impalcature, come nei cantieri. Osservava se le linee erano ben fatte, spiegava i movimenti che voleva. Le sessioni di allenamento venivano filmate. Anche Ancelotti lo faceva e rivedeva cinque minuti di allenamento, non di più. Con questo tipo di allenatori è ancora più facile fare il calciatore“.

Spalletti – “Sicuramente il più esigente, ha il rigore italiano. Facevamo un’ora e mezza di video prima delle partite e un’ora e mezza dopo. Per alcuni giocatori è pesante, ma io lo adoro. Per un difensore è davvero importante. Dopo un po’ tutto diventa automatico in campo. Ti dici ‘se non lo faccio, l’allenatore mi farà perdere i sensi domani con i video’. Spalletti è passionale. Può battersi la testa, urlare contro tutti, fare grandi gesti a bordo campo perché un giocatore passa all’indietro invece che in avanti. Vive le cose a fondo, con passione. All’improvviso passa e i giocatori lo perdonano. Anche Ancelotti è passionale, ma è diverso, non ha lo stesso temperamento. Sicuramente Spalletti è più vicino a un Sampaoli”.

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Published by
Alessio Landolfi