E adesso Mancini fa tremare l’Italia

(Photo by Claudio Villa/Getty Images)

I risultati sono sul tavolo: Roberto Mancini ha rivitalizzato la Nazionale italiana, costruendo un progetto tecnico credibile e futuribile. Ha deciso, sin da subito, di puntare sui giovani, persino senza alcuna esperienza in Serie A, scommettendo sulle qualità tecniche più che sul curriculum. Dopo due anni e mezzo sulla panchina più calda del Paese, dopo la delusione della mancata qualificazione ai Mondiali di Russia del 2018, è tempo di raccogliere quanto seminato. La qualificazione agli Europei è arrivata sul velluto, con 10 vittorie in 10 partite, la Final Four di Nations League è la ciliegina sulla torta. In mezzo, ci sono la vittoria più larga della storia Azzurra (il 9-1 contro l’Armenia del 18 novembre 2009) ed il record di vittorie consecutive, eguagliato, che fu di Pozzo.

Naturale, allora, che i riflettori si accendano sul mister di Jesi. Luci accese da lontano, di sicuro dalle parti di Parigi, dove al PSG la permanenza di Tuchel è costantemente in dubbio. Inutile ricordare i mezzi economici e le ambizioni della proprietà: il qatariota Nasser Al-Khelaïfi è tra gli uomini più ricchi del mondo. Risorse quasi illimitate, in ottemperanza ai limiti di spesa della Uefa, due fenomeni come Mbappé e Neymar in rosa, e la possibilità di puntare alla Champions League.

Dall’Inghilterra, un altro club che non trova pace da anni, nonostante la solidità finanziaria e la storia, anche recente, gloriosa, è il Manchester United. I Red Devils, dall’addio di Sir Alex Ferguson, hanno intrapreso una lunga traversata, in un deserto di risultati e progetti tecnici che chissà se Roberto Mancini sarebbe in grado di ricostruire. Sfida senza dubbio allettante, specie per il blasone, ma insidiosa: neanche Van Gaal e Mourinho ne sono saputi venir fuori.

Probabilmente, dovranno aspettare entrambe, perché il contratto che lega Mancini alla Nazionale Italiana scade nel 2022. Giusto in tempo per i Mondiali, che potrebbero simbolicamente chiudere il cerchio. Intanto, però, ci aspetta un Europeo da giocare, con la pressione, positiva, di essere di nuovo nell’élite del calcio continentale. Da cui l’Italia mancava da lungo tempo, almeno dal 2012, quando però la Spagna umiliò in finale gli Azzurri di Prandelli.

Dalle parti della Figc, però, il presidente Gabriele Gravina scalpita: a marzo 2021 si vota per il rinnovo del Consiglio Federale, e vorrebbe presentarsi con in tasca il rinnovo del ct. Consapevole, però, della debolezza contrattuale della stessa Figc. Mancini, allo stato attuale, guadagna poco più di 2 milioni di euro l’anno: pochi, per un allenatore del suo livello. Meno della metà di quanto percepiva Antonio Conte, ma i 4,5 milioni di euro dell’attuale mister dell’Inter sono irraggiungibili oggi.

Che Mancini possa tentennare di fronte ad altre offerte è nell’ordine delle cose, pure se il contratto arriva fino al 2022. Sponsor che possano colmare la distanza, come fece la Puma nel 2014, non ce ne sono, e allora la speranza diventa più che altro un atto di fede. Ad oggi, immaginare il ct sulla panchina della Nazionale dopo il 2022 appare a dir poco improbabile. Anche perché, dopo le ultime esperienze tra Galatasaray, ritorno all’Inter e Zenit, la voglia di riprovarci ad altissimi livelli, è tanta.