Nazionali

È il momento di mettere in discussione Donnarumma?

Duecentosettantacinque presenze con i club, quaranta presenze con la nazionale; numeri che fanno pensare a un calciatore se non a fine carriera quantomeno nel pieno della sua maturità.

Eppure non è così, almeno non per Gianluigi Donnarumma che coi suoi soli ventitré anni all’anagrafe e una prospettiva di carriera più che decennale davanti a sé può essere considerato a ragione ancora agli albori della sua carriera.

Parte della scuderia del super procuratore Mino Raiola – recentemente mancato all’affetto dei suoi cari e dei tanti calciatori di cui ha fatto le fortune in tutti questi anni – la scorsa estate infiammò gli animi di tifosi e giornalisti con il suo passaggio a parametro zero dal Milan, la squadra dove esordì appena sedicenne grazie all’intuizione dell’allora allenatore rossonero Siniša Mihajlović, al Paris Saint-Germain dello sceicco Nasser Al-Khelaïfi.

Sicuramente non un’operazione simpatia per un calciatore che solo pochi mesi prima dichiarava amore incondizionato per il diavolo e che – almeno seguendo le sue dichiarazioni – desiderava ardentemente rimanere a vivere nel capoluogo meneghino.

L’esperienza francese

Ogni nuova avventura porta con sé dei rischi e così è stato per il portiere originario di Castellammare di Stabia. Il primo anno all’ombra della Torre Eiffel porta in dote a Donnarumma la prima vittoria di un campionato della sua carriera ma anche alcune incertezze che sembrano avere messo un po’ in discussione le sue capacità sia a livello tecnico che umano.

Dal punto di vista mentale è innegabile che Gigio abbiamo sofferto il dualismo con Keylor Navas. Il costaricano ex Real Madrid e vincitore di ben tre Champions League coi blancos come prevedibile a inizio stagione partiva avanti a Donnarumma nelle gerarchie ed è chiaro come non abbia fatto niente per agevolare il subentro nel ruolo del giovane nazionale italiano.

Niente di strano per un calciatore così vincente, certe mentalità sono necessarie per competere a lungo ad alti livelli ma sicuramente questo non ha aiutato l’inserimento di Donnarumma all’interno di una rosa di grandi campioni, una novità per un calciatore che fin dal suo esordio è abituato a essere considerato come la star della sua squadra, sia in nazionale che nel club.

A livello tecnico si sono evidenziati per l’ennesima volta i difetti in impostazione e tecnici con la palla tra i piedi che più di una volta in carriera sono costati caro alle squadre in cui militava. Ultimo in ordine cronologico l’errore in nazionale contro la Germania di cui si è parlato a lungo soprattutto per il poco elegante battibecco avuto nel merito con una giornalista RAI nel dopopartita.

Ancora più grave questa primavera il vizio di Donnarumma di tenere la palla tra i piedi in momenti di gioco in cui una spazzata non sarebbe sbagliata ma anzi doverosa è costato nuovamente caro al calciatore ex Milan. Per quanto sia comodo nascondersi dietro al fallo – non ravvisato dal direttore di gara e quindi sostanzialmente inesistente o al massimo afferente al campo dei torti arbitrali – è innegabile che se contro i madrileni invece di cercare un improbabile giocata palla a terra avesse lanciato la palla in tribuna non sarebbe stato protagonista in negativo di una delle vittorie più inaspettate del Real Madrid nella Champions League, seconda forse solo al rimontone Blancos contro il Wolfsburg nel 2016.

È già il momento di metterlo in discussione?

Sì e no. Il calciatore è giovane e deve ancora completare il suo sviluppo in maniera definitiva, per quanto l’esperienza rispetto all’età sia già grande il materiale è ancora abbastanza grezzo da potere essere lavorato in modo di portare Donnarumma a diventare la migliore versione di sé stesso.

Lo step da fare è prima di tutto mentale. Non tutti sono Allison Becker o Ederson, il gioco coi piedi è utile ma non è necessario avere la visione di gioco di Xavi o Andrea Pirlo per approcciare con piglio moderno il ruolo del portiere.

Lo stesso litigio con la giornalista RAI è indice di poca serenità del calciatore che si sente – forse a volte anche giustamente – al centro di un ciclone mediatico pronto a puntare il dito contro di lui eppena se ne presenti l’occasione.

Ricordiamo che è sempre solo un ragazzo di ventitré anni, si farà.

Solo un consiglio: Gigio, non litigare nei post-partita; non ci fai bella figura.

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Redazione