Editoriale – Tifosi azzurri, col Villarreal era (solo) un’amichevole

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Alla terza amichevole di questa lunga sosta per la manifestazione iridata in Qatar, la prima giocata in casa, al Maradona, arriva la prima sconfitta del Napoli. Un test probante in vista della ripresa. Nessun allarme…

Editoriale – Tifosi azzurri, col Villarreal era (solo) un’amichevole

Bisogna saper perdere. E il super Napoli in genere, quest’anno, ci riesce pure. In partite teoricamente “inutili”. Sicuramente la gara di ieri contro il sottomarino giallo degli ex azzurri Pepe Reina e Raul Albiol è servito per assecondare la legge dei grandi numeri. Del resto, esiste anche la sconfitta. Meglio se indolore, dunque. Darà noia o forse no, al tecnico partenopeo Luciano Spalletti? Chissà… Importante è che non faccia male all’ambiente, che da qualche tempo conosce solo brindisi e sorrisi sornioni.

Il Villarreal si presenta al Tempio di Fuorigrotta indubbiamente più in palla, il gruppo azzurro – reduce dalle fatiche in Turchia – ha fatto spesso fatica a dispiegare il proprio gioco. Un po’ per l’assetto tattico “sperimentale”, con una mediana inedita a due e una linea a tre d’attacco alle spalle di Osimhen e un Raspadori sottopunta che praticamente non l’ha vista mai. Ebbene, il Mondiale si avvia alla conclusione, poche ore mancano alla grande sfida tra Argentina e Francia. Il campionato è alle porte, il Napoli scalda i motori, le due amichevoli ad Antalya hanno seminato certezze: è giusto (e opportuno) però incontrare una squadra “vera”, che ha giocato col piglio giusto, dall’inizio alla fine. Ovviamente i ragazzi agghindati da renne natalizie, sono lontani dal ritmo partita, è presto per puntare il dito su qualcuno in particolare.

Inutile iniziare a sospettare che la sosta sia la solita “maledizione sportiva” che interrompe e spezza il lavoro. Fondamentale sarà, alla ripresa, il compito dell’intero ambiente di tenere tutti motivati e convinti di appartenere ad un unico progetto, indipendentemente da tutto. Anche dalle amarezze. Il Napoli di oggi, quello che gioca un calcio fresco e pieno di individualità esaltanti, pianta le sue radici proprio dalle sconfitte più amare.

di ANDREA FIORENTINO