Eriksen: via al defibrillatore se ha un’infiammazione cardiaca curabile

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Christian Eriksen ha ancora una speranza per tornare a giocare con l’Inter in Italia. Il giocatore ha avuto un infarto nel match del 12 giugno tra Danimarca e Finlandia. Dopo essere stato salvato, gli è stato impiantato un defibrillatore. Con questo dispositivo, però, il danese non ha ricevuto l’idoneità sportiva in Italia, ma se dovesse essere rimosso, allora il discorso cambierebbe.

A spiegare meglio la situazione, è stato Riccardo Cappato, direttore del centro di elettrofisiologia clinica e aritmologia del gruppo Multimedica di Milano:

“Nel caso di Eriksen le ipotesi sono svariate. Mancano elementi della sua storia clinica e di quanto appurato dagli specialisti dell’ospedale danese. Non abbiamo nemmeno informazioni sulla defibrillazione in campo. Di certo la crisi cardiogena è stata grave. Un blocco del cuore da fibrillazione conseguente ad aritmia grave, imprevista e improvvisa. Cause possibili? Molte. Una potrebbe essere preesistente mai individuata e stabile, tipo la cardiomiopatia congenita o la sindrome di Brugada, oppure una miocardite infiammatoria da causa grave (per lo più da virus, come quello del Covid, che non sembra riguardare il cuore ma che poi all’improvviso innesca l’aritmia), o un disturbo elettrolitico. La causa infiammatoria, se si riesce a diagnosticare, è per esempio una causa reversibile, che potrebbe consentire a Eriksen di arrivare a togliere il defibrillatore e quindi tornare a giocare a calcio in Italia”.