314 presenze in Serie A. Una carriera quasi ventennale, passando per grandi club come Milan e Celtic Glasgow. Pagine di calcio scritte anche nell’avventure al Verona, Palermo e Bari. Centrocampista offensivo, poi allenatore in Scozia e ora commentatore Dazn. Si parla di Massimo Donati che, ai microfoni della nostra redazione di Calcio in Pillole, ha rilasciato una breve intervista affrontando vari temi. Dalla corsa allo scudetto al percorso del ‘suo’ Verona. Dalle differenze tra Scozia e Italia alle squadre di Serie A impegnate in Europa, fino ai temi legati al calcio moderno.
“Sono sincero, non cambia molto il punto di vista. Non è complicato cambiare prospettiva in questo senso, ti trovi a raccontare quello che ha fatto parte della tua vita e continua a farne parte. È emozionante e sempre bello. Quello che davvero ti fa cambiare ogni visione è diventare allenatore, in quel caso devi imparare a pensare cose che prima non consideravi, perché eri impegnato solo a gestire te stesso”.
“È una prospettiva completamente diversa, cambia tutto. Devi pensare ad ogni cosa, ti trovi a gestire 25-30 uomini ognuno con la propria testa, le proprie caratteristiche. Devi essere attento a come trattare ognuno di loro. Assumi anche ruoli diversi per ascoltare il tuo calciatore e metterlo nella condizione di rendere al massimo. Non tutti reagiscono allo stesso modo, non tutti si esprimono con gli stessi tempi, al di là del talento. Mi piace fare l’allenatore e spero di rimettermi presto in gioco”.
“Moltissime. Alimentazione, preparazione fisica, atletismo, lavoro quotidiano. Dal punto di vista tecnico magari c’è meno qualità rispetto al lavoro in Italia ma è incredibile l’intensità dei loro allenamenti. Vanno a 1000 all’ora ed è davvero bello lavorare così”.
“Sono convinto che faranno bene. È vero, è una squadra che sa perfettamente come affrontare una grande squadra, ti pressano in avanti e non hanno paura. Mi aspetto una bellissima partita ed un grande Verona”.
“Sicuramente Barak. Un giocatore che, ai tempi, nasceva come mezzala a centrocampo e adesso fa il trequartista in modo perfetto, è un ruolo che interpreta bene. Detta i tempi, accelera, è veloce e tecnico. Mi piace tantissimo. Così come mi piace anche Ilic, il classico giocatore che unisce quantità e qualità e giova a tutta la squadra, è giovane e davvero promettente. Non a caso è del Manchester City”.
“Il Milan è una squadra con tantissimi giocatori giovani, il calo era prevedibile ma è normale. È un calo più mentale che tecnico, devono ritrovare autostima e fiducia. Non è semplice mantenere quel ritmo ma sono convinto che torneranno presto perché la qualità c’è, così come un grande allenatore che sarà come rimettere a posto la situazione. L’Inter è favorita ma lo era anche prima quando inseguiva, hanno investito tanto per prendere giocatori straordinari, hanno un grandissimo allenatore che sa come si vince”.
“Sono partite così difficili che, di conseguenza, è difficile anche fare pronostici. L’Atalanta farà una grande partita. Mi è piaciuto Gasperini quando ha detto: ‘essere ambiziosi non vuol dire essere presuntuosi’. È vero, a questo punto devi puntare in alto. L’Atalanta gioca un grande calcio e il Real non è quello di qualche anno fa, si può vincere. La Lazio ieri ha affrontato dei fenomeni ma, se devo essere sincero, mi è sembrato che partisse demoralizzata sentendosi inferiore quando in realtà è un’ottima squadra. C’è il ritorno e anche se è dura faranno bene. La sconfitta della Juve ha sorpreso tutti ma la Champions è così, sapranno come ribaltare il risultato. Brutta sconfitta per il Napoli, la Roma è quella che ha già messo un piede al turno successivo”.
“Vale per il calcio ma credo per qualsiasi settore. Oggi siamo travolti dai social, dai media da tutte queste chiacchiere. I social sono integranti e diventa una cosa in più da saper gestire. Bisogna avere tantissima attenzione perché rischi di perder di vista quello che fai. Sei un calciatore e, quando sei in campo, devi pensare solo a quello. Diventa davvero difficile per un professionista. Mi ricollego alla difficoltà dell’allenatore di cui parlavo prima, ora un allenatore deve anche stare attento a questi aspetti dei propri calciatori. Quella volta risposi in quel modo perché è esattamente come io vivo il calcio. Pensammo solo alla partita, considerando Balotelli come grande campione e non come personaggio e vincemmo la partita”.