Fiorentina, Antognoni: “Se avessero mostrato rispetto sarei rimasto”

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È un Giancarlo Antognoni ancora molto segnato quello intervistato dal quotidiano “Il Tirreno”. Non potrebbe essere altrimenti vista la storia che lega la persona, sia come giocatore che come dirigente, alla città di Firenze ed alla Fiorentina. Una storia che il Presidente viola Rocco Commisso e Joe Barone non hanno rispettato.

“Scelta dolorosa. Mi dispiace, il rammarico c’è, ma in quello che mi è stato prospettato non mi sono ritrovato. Sarei stato costretto a fare qualcosa di imposto e non avrei reso al meglio. Se le cose mi fossero state dette in modo diverso forse sarei ancora in Fiorentina, ma ormai è andata. Comunque resto quello che sono sempre stato: viola dentro, nel cuore. Ho sempre partecipato alla vita di Firenze, della Toscana. Chi mi conosce lo sa benissimo, non mi sono mai tirato indietro, ma è solo un modo per ricambiare in minima parte quello che ho ricevuto in cinquant’anni. Sono arrivato alla Fiorentina da ragazzino, era il 1972, avevo diciotto anni, mi hanno adottato: sono toscano anch’io. Mi sono sempre sentito a casa, questa gente è la mia gente e per loro io ci sono sempre”. 

Una storia, quella tra la Fiorentina ed Antognoni, molto diversa di quella tra Gigio Donnarumma ed il Milan. Love story, o presunta tale, che è finita nel peggiore dei modi: “Io non avrei lasciato il Milan, sono orgoglioso di essere rimasto a Firenze. Oggi è tutto diverso. Noi giocavamo per divertirci, c’erano anche i soldi, ma la vera felicità, la gioia era scendere in campo. Pensavamo solo a quello. Ora i calciatori sono aziende più meno grandi e come tali ragionano. Di sicuro guadagnano di più, ma non credo si divertano a giocare a calcio come succedeva a noi. Sono dei professionisti di alto livello e come tali vogliono essere pagati”.

La  bandiera viola non ha mai pensato di trasferirsi in un’altra squadra diversa dalla Fiorentina: “Mai. Neppure una volta e sottolinei pure il mai. E ora, nella maturità, mi rendo conto sempre di più, ogni giorno che passa, di aver fatto la scelta giusta. I soldi e il successo sono solo una parte della vita, ci sono cose che contano di più come l’amore, il rispetto, i valori umani. Io non ho tradito la gente che tifava per me e adesso raccolgo i frutti. Oggi sento attorno lo stesso affetto di quando giocavo, anche di più. Non è cambiato niente. Allora vuol dire che al calciatore, all’idolo, hanno sostituito l’uomo. E questo credo sia straordinario”.