Fiorentina, è tutto da rifare, ma Commisso ha le sue ragioni

Una rottura imprevedibile

Non ha oscurato la partita della Nazionale, ma a Firenze la notizia deflagrata ieri sera ha precipitato nello sconforto un’intera tifoseria. Che poi, qui, è come dire l’intera città. La Fiorentina non depositerà il contratto di Gennaro Gattuso, pronta a rimettersi alla ricerca di un nuovo allenatore. Scenario imprevedibile e, per certi versi, assurdo. In Italia non si era mai visto, se non a Roma, sponda Lazio, cinque estati fa, quando Marcelo Bielsa si dimise a pochi giorni dalla firma. Era successo qualcosa di simile in Portogallo, quando Sinisa Mihajlovic fu licenziato dallo Sporting Lisbona a dieci giorni dalla firma. E ancora prima, sempre in terra lusitana, con Gigi Delneri, scelto per raccogliere la pesantissima eredità di Mourinho, e salutato prima dell’inizio del campionato.

Il Wolverhampton di Mendes

La rottura tra Gattuso e la Fiorentina, però, ha in sé un elemento di novità: le motivazioni della rottura. Che risiedono, essenzialmente, nelle frizioni tra la presidenza viola – leggasi Rocco Commisso – e il procuratore dell’allenatore ex Napoli, Jorge Mendes. Non uno qualsiasi, ma il più potente, ancora di più di Mino Raiola, dei procuratori del mondo del calcio. Se Raiola è inarrivabile nello strappare i migliori contratti possibili per i propri assistiti, Mendes è inarrivabile nel costruire trame ed intrecci che vanno ben al di là della semplice procura. In Premier il Wolverhampton è diventato una squadra satellite di Mendes, con soddisfazione di entrambe le parti.

L’esempio, fallimentare, di Valencia

Lo stesso miracolo, però, non è riuscito al Valencia. Il club spagnolo, da quando è nelle mani di Peter Lim, ha accumulato debiti su debiti. E se la situazione finanziaria è diventata insostenibile è anche perché quasi ogni singola scelta di mercato è passata per l’intermediazione della Gestifute di Jorge Mendes, diventato intanto amico intimo di Peter Lim (tanto da averlo voluto come testimone al suo matrimonio). Un binomio quasi fallimentare, tanto è grave la situazione finanziaria del Valencia.

Presidente-padrone vs procuratore-imprenditore

Bisognerà aspettare di capire quale sia stato il momento di rottura tra Gattuso e Commisso, ma a quanto pare c’entra molto Mendes. E le sue richieste al presidente della Fiorentina, dove avrebbe voluto piazzare più di un suo assistito. A partire da quel Sérgio Oliveira del Porto che, guarda caso, fa parte della scuderia Gestifute, ovviamente di Jorge Mendes. Si è scritto, nei giorni scorsi, di una trattativa in dirittura d’arrivo, nonostante prezzi che – per un 29enne e per le casse della Fiorentina – poco convincevano Commisso. Di certo, non sarà stato l’unico nome proposto, né il povero Oliveira il motivo della rottura definitiva tra il vulcanico presidente viola e il re dei procuratori.

In mezzo, immaginiamo, giorni di telefonate e trattative, che hanno logorato in pochissimo tempo un rapporto difficile tra un presidente-padrone ed un procuratore-imprenditore. Quando a Firenze sarà passata la delusione, comprensibile, chissà che l’umore dei tifosi non cambi. Al momento, l’idea di vivere il primo psicodramma estivo già a metà giugno, e di salutare un allenatore ancora prima del ritiro, sta portando più rabbia che delusione. Il tema, però, è ampio, e se è vero che nei modi Rocco Commisso ha dimostrato di non conoscere le mezze misura, rifiutare le imposizioni di Jorge Mendes, come di qualunque altro procuratore, è un segnale positivo. Difficile da difendere e sostenere, ma positivo.

E adesso?

Adesso, c’è da capire se sia possibile costruire una squadra ambiziosa senza piegarsi ai diktat dei Mendes di turno, ed è qui che la Fiorentina e la sua dirigenza si giocano una bella fetta di credibilità. Una risposta deve arrivare in fretta, Ranieri potrebbe essere il nome giusto per un compromesso tra piazza e club, ma poi saranno le scelte di mercato a dare la prospettiva di quello che sarà la prossima stagione viola, dopo due anni a dir poco deludenti e faticos.