Godin, ‘El Faraon’ con il Cagliari nel destino

Enrico Locci/Getty Images

Professionalità e dedizione. Riassumere un calciatore in due parole è difficile, ma se dovessimo farlo per Diego Godin, probabilmente la scelta ricadrebbe su queste.

Il suo presente si chiama Cagliari. In terra sarda, ancora una volta, l’uruguagio si fa apprezzare, oltre che per le due doti elogiate sopra, per la leadership e per il temperamento. Da grande condiettiero. Come già mostrato del resto, in una carriera altisonante per El Flaco, di cui forse in Serie A in troppi si sono dimenticati.

In 12 anni in Spagna, divisi tra 3 con il Villareal e 9 con l’Atletico Madrid, le soddisfazioni non sono mancate. Soprattutto coi ‘Colchoneros’, con cui – da capitano – ha alzato per due volte l’Europa League e in tre occasioni la Supercoppa Europea.

Un livello di esperienza importante, soprattutto in un campionato come la Serie A, da tempo lontano da traguardi prestigiosi e in forte ricambio generazionale.

Per uno che ha vinto tanto e che ha giocato tantissimo, i motivi per sentirsi appagato non mancherebbero. Eppure, Godin non ne vuole sentire e si rimette in gioco nel nostro campionato. In un ambiente in cui nessuno ti regala nulla, a livello di complimenti e che anzi, spesso e volentieri dispensa attacchi.

Il salto in Serie A nasconde qualche insidia. Arrivare in un progetto in rampa di lancio e alla ricerca di puntelli d’esperienza come quello dell’Inter sembra un azzardo remunerativo. Purtroppo per Diego, però, l’approccio con la difesa a 3 di Antonio Conte – non solo per lui – non è di quelli da capogiro.

El Faraon‘ – altro soprannome guadagnato, questo durante un’amichevole in nazionale contro l’Egitto – ci mette lavoro e fatica, e i risultati si vedono. I miglioramenti vanno di pari passo con le maglie da titolare e le occasioni avute in momenti importanti. Un iter che prelude ad un secondo anno da leader designato in nerazzurro.

E invece così non sarà.

Perché nell’Inter che punta a tornare al vertice non c’è spazio per Godin. Con sei difensori – più giovani ma con dei palmares che neanche sommati raggiungono quello dell’uruguagio – Conte considera ‘full’ la sua retroguardia e dà il via libera per l’addio dell’uruguagio. E il destino, insieme al presidente Giulini, lo portano a Cagllari.

Arrivare in Sardegna non è un caso. Lui infatti è sposato con Sofia Herrera. Figlia di tal José Oscar Herrera Corominas, nazionale uruguagia e per 5 anni perno del centrocampo proprio del Cagliari. Vedere il filo che lega Godin con la terra cagliaritana, in fondo, non è così difficile.

E non è neanche troppo ostico carpire lo scopo ultimo del suo arrivo agli ordini di Di Francesco. A uno come lui, esperto come pochi, difensore d’altri tempi, il compito di formare una squadra che, specie in difesa, è molto, molto giovane.

Per ora il suo peso in difesa, per la verità, non si vede a pieno: nelle prime 7 partite (di cui 5 giocate da titolare per Godin), i sardi hanno incassato 15 gol.

Di Francesco ha chiesto una reazione, di lucida grinta ai suoi. E sa già a chi affidarsi: per guidare una squadra verso risultati importanti, serve un giocatore importante. Tradotto: tutti dietro a Godin, guida lui.