Ibrahimovic: “L’Italia è casa. Dovevo tornare per 4 mesi e invece…”

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Lunga chiacchierata con Linus e Nicola Savino per Zlatan Ibrahimovic stamattina a Radio Deejay, durante il programma Deejay Chiama Italia. Ibra è stato ospitato per presentare il suo nuovo libro Adrenalina e ha parlato di molti temi inseriti nel libro, iniziando con il suo rapporto con l’Italia:

L’Italia è il paese che mi ha aperto le porte nel mondo del calcio e mi ha fatto diventare chi sono oggi. Le sono molto riconoscente. Con tutto il rispetto per l’Olanda, tutto è iniziato qui. Secondo me l’Olanda è una scuola di talenti, che ti porta poi negli Stati top. Ho sempre detto che l’Italia per me è una seconda casa“.

Uno dei tanti retroscena di cui parla il libro è il suo quasi approdo al Napoli nel 2019, saltato per l’esonero di Ancelotti:

Ero in America e Raiola mi diceva di tornare a giocare in Europa, in Italia, che è la mia seconda casa. In quel momento c’era il documentario di Maradona, ho visto le immagini dei tifosi del Napoli in città quando ha vinto. A quest’età mi serve l’adrenalina per andare avanti. Ho parlato con il Napoli, Mino aveva già fatto tutto. Il giorno in cui avrei dovuto firmare De Laurentiis ha mandato via Ancelotti. Io parlavo tanto con lui, mi diceva com’era la città, come mi vedeva in campo. Quando De Laurentiis lo ha mandato via, mi ha dato un senso di insicurezza. Da lì mi ho preso un’altra strada“.

Ibrahimovic svela anche che inizialmente il suo ritorno in Italia sarebbe dovuto durare solo pochi mesi:

Non è facile essere qui da solo, senza la mia famiglia, a cui sono molto legato. Avrei dovuto fare quattro mesi a Napoli e vincere lo scudetto, poi tornare in Svezia. Invece con il Milan è andata bene, ho rinnovato il contratto. Ho fatto un po’ l’egoista, non ho parlato con lei. Ho un po’ questa paura: ogni volta in cui si avvicina il momento in cui devo ritirarmi prolungo il contratto“.

Sull’avventura invece al Milan, lo svedese svela i suoi iniziali problemi con Leao:

Leao non correva. Ho provato in tutti i modi, ma con lui non trovavo contatto mentalmente. Con ognuno avevo trovato un punto su cui spingere. Con lui però non riuscivo. Quest’anno lui nel precampionato ha fatto tutto da solo, è esploso ed è partito da solo“.

Nel libro si racconta anche di un divertente momento con Gattuso, con cui Ibra spiega di avere un bellissimo rapporto:

La storia di Gattuso è vera, l’ho messo a testa in giù in un bidone della spazzatura. Gattuso è una grande persona, mi stimolava tanto. Ha una grande mentalità, mi caricava tanto. In campo dava sempre il 200%. E quella è anche la mia filosofia, perché come ti alleni è poi quando sei anche in campo. L’ho visto l’altro giorno al mio compleanno, mi mancava molto“.

Uno dei temi sempre spinosi per Ibrahimovic è il mancato Pallone d’Oro:

“Perché non ho mai vinto il Pallone d’Oro? Non lo so, non dipende da me. Io gioco a calcio. Dipende da come gli altri vedono le cose. Ora ha vinto Messi il Pallone d’Oro e tanti dicono che lo avrebbe meritato Lewandowski. Non è una cosa che mi ferma. Certo, sarebbe stato bello vincere la Champions o il Pallone d’Oro, ma non cambia la mia carriera e la mia qualità individuale. Ho avuto la fortuna di giocare con grandi giocatori e grandi squadre. E poi qualcosa ho vinto…”

Poi passa al racconto della sua breve esperienza negli Stati Uniti:

“Il calcio americano è tanto marketing, non vogliono lavorare sul talento e sul creare un giocatore. Così è difficile crescere. Giocano a calcio adesso? Beh gliel’ho fatto vedere io in due anni come si gioca… Lì il calcio è uno sport secondario, non ero così famoso. Andavo in spiaggia a giocare e mi dicevano “Però, sei bravo”. E mi invitavano a giocare ogni domenica. Mi sentivo più uno tra tanti, potevo andare e sentirmi normale. Qua in Europa è un’altra storia”.

Infine un pensiero sull’uscita del Milan dalla Champions e un messaggio ai tifosi rossoneri:

Siamo delusi di essere usciti dalla Champions, mi dispiace tanto. Ma continuiamo a lottare per lo scudetto e faremo di tutto per vincerlo. Non molliamo, diventiamo più forti. Nel fallimento esiste il successo. Purtroppo siamo usciti dalla Champions, ma prenderemo esperienza per lottare per lo Scudetto“.