“Il Milan non lo ha ritenuto pronto”: venduto per una miseria da Maldini | Adesso torna in Serie A per vincere lo scudetto

Paolo Maldini - ansa - calcioinpillole

Paolo Maldini ai tempi del Milan - ansa - calcioinpillole

Il Milan potrebbe mangiarsi le mani per essersi lasciato scappare un giocatore restato appena sei mesi in Italia. Ora potrebbe vincere lo scudetto.

L’esperienza di Paolo Maldini al Milan da dirigente non può essere paragonata a quella da calciatore. Per molti è finita troppo presto, non certo per causa dell’ex storico capitano, più che altro per incomprensioni con la proprietà.

Ma seppur breve, l’esperienza di Paolo Maldini da dirigente è stata per certi versi storico. Proprio durante il lockdown e grazie agli acquisti del manager rossonero, che Stefano Pioli ha saputo forgiare una squadra capace di togliere uno scudetto in mano all’Inter (battendola per di più nello scontro diretto) e regalarlo al Diavolo.

Insieme a braccio destro Frederic Massara, Paolo Maldini ha riportato Zlatan Ibrahomivic in rossonero: più in generale quattro anni meravigliosi, dove sono stati acquistati 25 acquisti, alcuni veri e propri colpi, altri un po’ meno.

Un capolavoro a conti fatti la cessione di Donnarumma: valanghe di soldi nelle casse del club, un portiere diventato tra i più forti al mondo come Mike Maignan. Ma anche gente del calibro di Tonali e Bennacer, Theo Hernandez e Giroud.

Alcuni colpi a salve

Maldini, però, ha sparato anche a salve, pensando soprattutto a Origi, Paquetà e Piatek, a parametro zero il primo, rispettivamente oltre 38 milioni di euro il secondo, più di 35 milioni il terzo. E poi ci potrebbe essere un rimpianto.

Per arrivare a Leao, il Milan sacrificò proprio Tiago Djalò, acquistato dallo Sporting e “parcheggiato” in Primavera, senza mai debuttare in prima squadra, non ritenendolo pronto.

Tiago Djalò - ansa - calcioinpillole
Tiago Djalò al JMedical, visite e firma con la Juve – ansa – calcioinpillole

Tutti pazzi per Tiago Djalò

E invece Tiago Djalò è cresciuto. Eccome. Per il difensore, classe 2000, c’è stato un derby d’Italia al calciomercato. L’Inter era arrivata prima, ma tentennato, per due ordini di motivo: il primo è che Simone Inzaghi era coperto in quel ruolo, almeno fino a giugno. Il secondo è figlio del classico modus operandi di Marotta, i colpi a parametro zero.

La Juve ha approfittato anche di questo eccessivo tentennamento dell’Inter, andando a colpire con un piccolo indennizzo al Lille e convincendo Djalò con un progetto ben preciso. Decisiva anche la volontà del nazionale portoghese, classe 2000, che ha preferito la Juventus per rimettersi subito in gioco. Difensore moderno, capace di ricoprire tutti i ruoli del pacchetto arretrato: Giuntoli e Manna non hanno avuto dubbi sul giocatore, chissà se si trasformerà in un rimpianto per il Milan.