Insigne, senti Giovinco: “Al Toronto sparisci dai radar e perdi visibilità”

Giovinco

(Photo by Vaughn Ridley/Getty Images)

L’ex stella del Toronto, Sebastian Giovinco, è tornato a parlare di calcio, MLS e della situazione legata ad Insigne, tentato dall’offerta nordamericana. Tanti i temi toccati dal miglior marcatore della storia del club canadese: dalla sua esperienza a Toronto alla trattativa di Insigne, fino al suo possibile ritorno in Serie A. Tutte le sue parole al Corriere dello Sport:

A Toronto sono sicuri

“Qui sono proprio sicuri che sia fatta. Lo aspettano per marzo; ma a me sembra strano”.

Perché è strano?

“Insigne è il capitano del Napoli e non penso che molli una squadra in lotta per lo scudetto così, su due piedi”.

Quella di Insigne di approdare a Toronto è una buona idea?

“Dipende da che cosa si vuole. Personalmente io mi sono trovato bene a livello umano e ho trovato una città in cui la vita è facile. A livello professionale devi mettere in conto di sparire dai radar. Io ho perso la Nazionale e visibilità. Se si è disposti a rinunciare a queste cose, si tratta di un’esperienza che consiglio a tutti”.

A Toronto si passa inosservati, ma Giovinco è comunque il miglior marcatore della storia del club

“È questione di cultura. Il calcio non è visto come uno degli sport principali. Adesso cercano di promuoverlo perché nel 2026 Canada, Stati Uniti e Messico ospiteranno il Mondiale. Quando c’eravamo io, Gerrard, David Villa, Kakà era un bel campionato con gente di nome, in seguito il livello e l’interesse sono scesi. Nelle scuole si gioca tanto, molta gente ha voglia di provare il calcio. Ma è sempre una passione legata a situazioni contingenti, per esempio il Mondiale in arrivo. Manca la cultura. Le televisioni non trasmettono le partite, i bambini non assimilano il gioco come accade in Europa. C’è l’hockey, il baseball, e quelli rimangono dentro”.

Cosa troverebbe Insigne se dovesse andare al Toronto?

“Meno visibilità e più vivibilità. Una città bellissima in un Paese bellissimo, su questo non c’è dubbio. Una vasta comunità italiana. La tranquillità di andarsene dove vuole insieme con la famiglia senza essere importunato”.

A livello di soldi

“Posso dire che quando sono arrivato io nel 2015 mi erano stati promessi mari e montagne che in realtà non c’erano, ma non voglio scendere nei dettagli. Soprattutto, non rimpiango la mia scelta. Alla fine ho più gol e assist che partite. Sono andato bene, però non mi è servito a molto”.

La vita di un calciatore in MLS

“Nulla da eccepire da quel punto di vista. Può colpire chi arriva dai campionati europei il fatto di dover percorrere distanze enormi viaggiando sempre in gruppo: niente aerei privati o mezzi propri. Io non avevo problemi, dove mi mettono sto, purché la compagnia sia quella giusta. Ad altri questa differenza di trattamento potrebbe dare fastidio”.

Il gioco della Major League è adatto ad Insigne?

“Bisogna vedere. Dipende anche da come si sistemerebbe in campo il Toronto. Secondo me Insigne si troverebbe bene per la semplice ragione che è un grande giocatore capace di fare la differenza. Questo è un campionato meno tattico. Si trovano spazi e quindi giocatori come lui possono sentirsi a proprio agio. La squadra però deve metterlo nelle giuste condizioni. Non puoi aspettarti che un uomo di trent’anni improvvisamente cambi modo di giocare per adattarsi a un torneo nuovo o ad un’idea di calcio differente”.

Qual è il futuro di Sebastian Giovinco ora che è svincolato? Può fare il percorso inverso di Insigne?

“Sto aspettando che qualcosa si muova. Per il momento non ho offerte, ma se non riuscirò a tornare in Serie A direttamente, aspetterò una stagione passando per la B. Non è mica una vergogna”.

“Voglia di giocare”

“A me interessa solo tornare a giocare. Dovunque. Vado in Sudamerica, se serve”.