Italia, Azzurri all’Europeo: ma c’è ancora tanto da fare
Il pareggio di ieri sera contro l’Ucraina ha regalato all’Italia la qualficazione all’Europeo. Gli Azzurri potranno quindi difendere da Campioni in Carica il titolo conquistato nel 2021 a Wembley. Missione riuscita per il CT Luciano Spalletti, che però ha ancora tanti problemi da risolvere.
Una frase che ricorre da ieri sera dopo il fischio finale di Ucraina–Italia è “Dovevamo qualificarci e l’abbiamo fatto”. L’ha detta Spalletti nell’intervista post-partita e l’hanno ripetuta anche i giocatori e il Presidente Federale Gabriele Gravina, a conferma che ieri a Leverkusen il fine contava molto di più del mezzo.
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Ineffetti il match della Bay Arena non ha visto la miglior Italia possibile. Certo agli Azzurri bastava non perdere contro l’Ucraina che invece era obbligata a vincere, ma forse anche per morale e autostima serviva una partita di maggior autorità e meno paura della beffa.
Il primo tempo è stato abbastanza incoraggiante, salvo alcuni minuti di pressione ucraina dove l’Italia made in Spalletti ha mostrato buone cose. Ottimo controllo del palleggio, dominio del centrocampo e combinazioni rapide in zona offensiva dove lo sfogo principale arrivava soprattutto da Federico Chiesa sulla sinistra.
Due grandi occasioni nella prima frazione con Barella da fuori e soprattutto con Frattesi, che davanti a Trubin non è abbastanza cinico. Il secondo tempo è in netto calo tecnico e atletico, due elementi che rendono la partita molto tesa e costringono la Nazionale a proteggere il fortino (e lo 0-0), seppur non rischiando mai davvero troppo se non in un’occasione con Mudryk (murato da Donnarumma) e sul contestato epidodio finale, con il contatto dubbio tra il giocatore del Chelsea e Cristante.
Qualificazione raggiunta ma il Day After impone come sempre alcune riflessioni. La prima e più evidente è che questa nuova Italia di Spalletti deve ancora crescere. Alcuni lampi del gioco, dei concetti e delle idee del tecnico toscano si sono intravisti ma c’è un ampio margine da prendere.
L’ex allenatore del Napoli è subentrato a settembre dopo un’estate caotica culminata con l’improvviso addio di Roberto Mancini e nessuno si aspettava miracoli. Delle sei partite disputate finora dalla nuova Italia non tutte sono state convincenti.
L’esordio contro la Macedonia del Nord (1-1) è stata una partita deludente ma piena di giustifiche dovute ad un esordio senza nessun tipo di lavoro col gruppo alle spalle. La miglior prova si è vista pochi giorni dopo, in quell’Italia–Ucraina (2-1 a San Siro con doppietta di Frattesi) che a conti fatti è risultato il match decisivo per la qualificazione.
Un’Italia convincente, veloce e aggressiva e che sembrava iniziare a capire il nuovo corso. Le gare di ottobre non hanno aggiunto molto. Invalutabile quella con Malta (4-0), così come quella contro l’Inghilterra (KO per 3-1) dove il gap tecnico con la corazzata inglese è stato troppo evidente.
In questo ultimo slot di novembre, decisivo per EURO 2024 la Nazionale doveva dare maggiori risposte, che sono arrivate in parte. Il 5-2 di venerdì scorso contro la Macedonia del Nord ha mostrato un Italia capace sia di imporsi nel gioco più articolato che sfruttare le verticalizzazioni, ma anche alcune storture difensive e di concentrazione.
Ieri contro l’Ucraina si è visto un po’ di qualcosa e un po’ di niente, anche a causa della pressione di una partita da dentro/fuori. E l’impressione finale è che serve crescere come velocità di esecuzione e di talento per vedere cosa vuole davvero Spalletti dai suoi Azzurri.
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Aver ritrovato una base tattica precisa dopo la depressiva ultima parentesi di Mancini è già un ottimo punto di partenza, ma per un 4-3-3 perfetto serve ragionare anche su chi c’è a disposizione.
L’Italia da troppo tempo non ha veri fuoriclasse. Ad essere ottimisti gli unici giocatori dell’attuale gruppo ad essere sopra livello sono Federico Chiesa e Nicolò Barella, leader di Juventus ed Inter e unici che nella stagione di club possono misurarsi con sfide di peso.
Un modulo che favorisce il giocatore bianconero, che si trova nel suo ruolo principale ma che non sembra adatto a tutto il resto, centrocampo a parte. Un’ala destra di livello al momento non c’è (davvero le speranze sono su Berardi e Zaniolo?) e soprattutto continua la ricerca di un 9, una categoria che pare estinta nel nostro calcio.
Giacomo Raspadori non è un attaccante centrale e metterlo come riferimento unico in avanti non sembra coincidere al massimo con le caratteristiche del giocatore. Pecularità che avrebbe Gianluca Scamacca. Ma l’attaccante dell’Atalanta (ieri tra i peggiori) deve crescere in fretta per prendersi l’onere e la responsabilità di essere la nuova punta della Nazionale Italiana.
Problemi che verso EURO 2024 potrebbero esserci anche in difesa. All’orizzonte infatti non sembrano esserci dei nuovi Bonucci e Chellini. E se l’idea è affidarsi al blocco Inter (Acerbi, Bastoni e Darmian) allora il 4-3-3 non pare l’ideale, visto che il gruppo nerazzurro sta facendo le migliori cose con un 3-5-2.
A differenza dei compagni Bastoni è un classe 1999 ed avrebbe l’intelligenza tattica di adattarsi ad una linea a quattro e non è il solo sperando che i vari Scalvini, Romagnoli e Gatti possano espolodere e confermare il loro potenziale.
Ma sono ragionamenti da fare e che Spalletti farà per la prossima estate. Ben sapendo dei limiti della Nazionale rispetto ad alcune competitors, ma anche con la speranza che qualcosa di bello e nuovo salti fuori da qui a sette mesi.