Gianluigi Buffon torna a parlare della cocente eliminazione dell’Italia dal Mondiale e non solo. Il portiere Campione del Mondo con la Nazionale del 2006 si sente ancora competitivo e pronto ai grandi palcoscenici. Gigi ha rilasciato un’intervista a “La Stampa” per parlare del momento dell’Italia, del calcio italiano e del suo passato alla Juventus, ma non solo. Di seguito le sue parole al quotidiano.
“Se l’Italia si fosse qualificata, non credo sarei stato convocato. La meritocrazia è dalla mia parte, ma ci sono altri discorsi a cui dare precedenza e rispetto: considerate le scelte degli ultimi anni, è giusto così”.
“E’ stato l’artefice principale del rinascimento vissuto con l’Europeo, ma dopo una batosta così qualche responsabilità ce l’ha anche lui. C’è modo e modo di uscire, se perdi ai rigori con il Portogallo nessuno può rimproverati, dopo la caduta con la Macedonia del Nord ripartire è più duro: alle prime difficoltà potrebbero tornare i fantasmi, riaffiorare i capi di imputazione. Diciamo che l’equilibrio è sottile”.
“Già nel 2010 in Sudafrica, dopo l’eliminazione con la Slovacchia, osservai che la globalizzazione stava cambiando valori e gerarchie e che avremmo dovuto cominciare a festeggiare anche le qualificazioni. Da allora abbiamo avuto illusioni e momenti di gloria come l’Europeo, ma non avevo sbagliato: caratterialmente siamo unici, perciò nelle difficoltà sappiamo far blocco e andare fuori giri, quando però c’è calma ci mancano qualità e spavalderia. Ipermotivati diamo il massimo, altrimenti possiamo perdere con chiunque”.
“Il tempo e le prestazioni leniranno tutto. Certo, dopo momenti così non è più concessa nessuna sbavatura, ma ci siamo passati tutti: con la sua bravura non avrà altri impicci”.
“Non me l’aspettavo, ma la società è stata onesta e diretta, spiegando che non è più funzionale al progetto. Non gli hanno rinnovato il contratto per questo, non certo perché lo ritengono scarso: Paulo troverà altrove l’opportunità di fare grandi cose, ma non vorrà dire che la Juve ha sbagliato”.
“Assistiamo a un campionato sui generis, di solito una squadra domina e altre la infastidiscono: quella che sembrava dominare era l’Inter, ma poi ha avuto diversi passaggi a vuoto, s’è rilanciata vincendo a Torino e adesso la rivedo favorita”.
“Un po’ di incazzature perché le cose non sono andate come pensavamo: diciamo che è stato un anno utile per prendere la mira. E poi conferme che cercavo, perché ho fatto cose pregevoli. Divertiamo. Emozioni forti. Avversari e stadi inediti come Terni, Cittadella, Cosenza. Alla fine tra A e B non c’è così tanta differenza”.
“Vlahovic è dominante per fisico, qualità, forza, rabbia. Mi piacciono Zapata e Lautaro. E Ibrahimovic, che a 40 anni può vincere ancora da solo”.
“Real Madrid-Juventus 1-3, quella del rigore di Ronaldo in extremis. Siamo usciti dalla Champions, ma ho provato emozioni incredibili, mi sono sentito orgoglioso di essere capitano di quella Juve”.