Italia, con la Francia uno stop amaro: ma gli Azzurri hanno una certezza
L’Italia non è riuscita a chiudere in bellezza il proprio girone di Nations League, con gli Azzurri sconfitti 1-3 contro la Francia a San Siro e scalati al secondo posto nel Gruppo B – Lega A, seppur a pari punti con la formazione transalpina. Un KO che sa di occasione buttata, ma che non mina il percorso virtuoso post Europeo e che restituisce un’inderogabile certezza.
Giusto esserci rimasti male e leccarsi le ferite, perché l’occasione era ghiotta ed era tutto nelle mani della Nazionale. Che ieri aveva a disposizione due risultati su tre per mantenere il primato nel girone che avrebbe garantito un sorteggio più morbido nei quarti di finale di Nations League, e che poteva addirittura permettersi la sconfitta con un solo gol di scarto. Così non è stato, perché la Francia B di Didier Deschamps senza elementi come Mbappé, Griezmann e Démbélé ha ribaltato gli Azzurri e li ha superati nella differenza reti generale all’ultima curva, strappandoci il primo posto.
Italia, con la Francia una sconfitta che “può aiutare”: gli Azzurri hanno ritrovato idee e fiducia e non possono permettersi di smarrirle
Ieri sera in un San Siro gremito ed entusiasta di accogliere la Nazionale, il CT Luciano Spalletti ha confermato per 9/11 la formazione che giovedì scorso aveva vinto e convinto contro il Belgio, con la modifica obbligata di Vicario al posto di Donnarumma (colpito da virus) e il cambio in cabina di regia con Locatelli che ha rilevato Rovella. Poi stessi uomini e con la conferma un po’ a sorpresa di Nicolò Barella nel ruolo inedito di trequartista.
Le cose non sono andate e va dato merito ad una Francia, che per quanto rimaneggiata si è comunque presentata a San Siro con un undici di grandissimo livello e che ha messo in crisi l’Italia soprattutto a livello d’intensità e nei duelli fisici. La differenza nel tabellino l’hanno fatta tre calci piazzati: due zuccate del redivivo Adrien Rabiot e il calcio di punizione bello e velenoso di Digne che ha colto la deviazione sfortunata di Vicario. In mezzo il gol della momentanea speranza di Cambiaso, ma anche troppa poca Italia per impensierire davvero un top team come quello francese.
Il KO di ieri ha fatto capire che l’Italia non può prescindere dal gioco
Oltre agli errori difensivi che sono contati parecchio all’interno della partita, all’Italia è mancato quell’idea di gioco nuova e propositiva che gli Azzurri hanno riscoperto di avere a partire da settembre. Ieri i meccanismi erano inceppati, i giocatori fermi e quel movimento continuo ad accompagnare un possesso palla bello ed efficace è stato travolto da un’eccessiva lentezza e divorato dall’aggressività francese.
L’Italia ha fatto una grande Nations League ed è saputa rinascere dalle proprie ceneri dopo il fallimento europeo e l’ha fatta tramite una nuova identità tattica accettata finalmente da Spalletti col 3-5-2 e una proposta di gioco moderna e offensiva, e che ha permesso alla squadra di battere la Francia a Parigi e di mettere due volte sotto una nazionale comunque temibile anche se in discesa come il Belgio. E ieri questa Italia non si è vista, e quindi ha perso al netto del grande valore della Francia.
Le migliorie per centrare il Mondiale 2026. Ma l’idea base c’è e deve solo essere rafforzata e mai abbandonata
Ieri il centrocampo non ha trovato la propria quadra, Locatelli è sembrato in difficoltà in un ruolo molto delicato, Frattesi è sembrato quello in versione Inter più che Nazionale e il solito dinamismo e sacrificio di Tonali non è bastato per reggere la forza fisica della mediana francese. Sono mancati i due punti di forza sugli esterni, con Dimarco e Cambiaso che azione del gol a parte, hanno fatto poco perché tutta la macchina era ingolfata.
La lezione della sconfitta con la Francia è chiara, l‘Italia non può andare oltre la nuova idea che si è costruita e in ogni partita per poter alzare le possibilità di vincere deve solo continuarla e mai imbeccare la serata dove le cose non vanno. Perché la rosa resta di buonissimi giocatori ma non di campioni, e il punto di forza è stato trovato in altro per esaltarli.
Poi certo l’undici si può migliorare e Spalletti può abbandonare certe idee non proprio ottime, come il Barella trequartista e riportare la mezzala dell’Inter nella sua posizione ad esempio. E con la speranza che la Nazionale possa trovare elementi d’attacco di alto livello che al momento (e con tutto il rispetto) nè Retegui nè Kean possono rappresentare. La strada è stata imboccata e non va lasciata e non percorsa, ma anzi consolidata e perfezionata verso l’obiettivo assolutamente da non fallire nel 2026.