Serie A

Juventus: dalle idee di Pirlo alle regole di Allegri

La Juventus riparte con Allegri, dopo un anno “zero” con un allenatore alla prima esperienza come Andrea Pirlo che ha comunque portato in bacheca una Supercoppa, una Coppa Italia e una qualificazione alla Champions League all’ultima giornata.

Si parla di ovvietà se si iniziano a sottolineare le differenze banali tra i due davanti i microfoni. Il tecnico toscano è sempre stato a suo agio durante le interviste e le conferenze; nei 5 anni alla Juventus è cresciuto ulteriormente portando i giornalisti a fare determinate domande, invece del contrario. Andrea Pirlo da giocatore ha sempre fatto parlare i piedi, ha fatto parlare il campo e con l’inesperienza di chi è appena stato catapultato in una squadra che vince il campionato da 9 anni di fila, si è trovato spesso sovrastato dai giornali e dai giornalisti, senza essere protetto più di tanto dalla dirigenza. Questione di stile e di carattere ma che nei momenti cruciali fa tutta la differenza del mondo.

Dal barocco al neoclassicismo

Le idee di Andrea Pirlo sono sempre state interessanti ma – come visto – non potevano essere applicate ad una squadra che, seppur piena di campioni, storicamente non ha mai espresso un gioco e una manovra rivoluzionaria, giocando sempre al passo con i tempi, senza essere avanguardia.

In alcuni frangenti della stagione, la Juventus è apparsa sicura di sé e ha dominato il gioco, il 3-0 sul Barcellona è stato probabilmente il capolavoro di Pirlo ma – tralasciando l’ultima parte del campionato – i bianconeri non hanno mai convinto del tutto. Con il ritorno di Allegri, il gioco non sarà più statico e meno brillante ma i dettami tattici, gli schemi e le geometrie saranno più semplici da assimilare e in molti casi più efficaci. Il tanto discusso “gioco dal basso” ha portato a complicare e forse condannare la Juventus all’eliminazione dalla Champions League dello scorso anno ( o comunque è stato uno dei fattori), ma l’impostazione dalla difesa, come ogni altra cosa, non può essere estremizzata e applicata in ogni azione della partita ma capire quand’è il giusto momento per farlo. Tra gli errori di Andrea Pirlo c’è proprio questo particolare: non è riuscito a capire fino in fondo i giocatori forzando sulle sue idee ma questa è la caratteristica di chi da giocatore vedeva e capiva le cose prima di tutti gli altri, ma non tutti sanno andare da un punto A ad un punto F, senza passare prima le altre fasi. Allegri, invece, è sempre stato capace di modellare il suo gioco e le sue idee cercando di far risaltare sempre le caratteristiche dei vari giocatori.

Dall’amico dello spogliatoio all’aziendalista

Dopo l’anno di Sarri e i malumori dello spogliatoio, la dirigenza bianconera ha deciso di puntare su qualcuno apprezzato dai senatori della squadra. Con Pirlo, la gestione dello spogliatoio ha portato Ronaldo ad accentrare tutto intorno a sé, a fare scenate ogni qual volta si innervosiva in campo e ad estraniare alcuni giocatori come Bernardeschi ma, in questo caso, bisogna essere bravi a risollevare il morale dei giocatori e cercare di farlo giocare in maniera serena.

Ieri, in conferenza stampa Allegri si è preso con orgoglio l’appellativo di aziendalista e questo fa capire ancor di più quanto sia importante pensare ed entrare nella cultura sportiva e nella storia di un club. La Juventus vuole vincere, sempre e Allegri sa che bisogna sempre e comunque portare a casa i risultati anche cambiando moduli, cambiando ruolo ai giocatori o a giocare alcune partite in un modo piuttosto che in un altro.

Allegri al centro del villaggio

Ronaldo è la stella ma Allegri resta il sole. Durante la conferenza stampa sottolinea la piena fiducia nei confronti di Dybala, dichiara che Ronaldo, in fin dei conti, deve fare una sola cosa: goal. Nel suo continuo show scherza sulla questione “fascia da capitano” ma sottintende un messaggio più serio e chiaro: “Qui si fa come dico io”. La filosofia del cortomuso  cambia pelle e da cavallo diventa zebra in simbiosi con Andrea Agnelli che pubblicamente gli aveva detto addio e pubblicamente lo riaccoglie anche se in questo caso la parabola del figliol prodigo potrebbe essere letta anche al contrario. Lo stesso presidente spiega che il nuovo progetto avviato con Allegri non ha alla base la sola stima e amicizia tra i due ma per continuare a crescere e tornare ad imporsi in Italia e in Europa. In maniera gattopardiana  la Juventus negli ultimi due anni ha cambiato di tutto ma alla fine nulla è cambiato perché il dna bianconero non può assumere nuovi caratteri in così poco tempo e Roma non si è costruita in una notte. L’obiettivo però è vincere perché è l’unica cosa che da quelle parti sanno fare e Allegri sembra essere il porto sicuro a cui appoggiarsi.

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Published by
Saverio Lanzillo