La quarta di Serie A dopo la guerra

(Photo by Francesco Pecoraro/Getty Images)

Riparte la Serie A, dopo la sosta nazionali. Lo fa dopo un tempo che l’ha vista sospesa, un po’ fuori dal mondo, un po’ richiamata a rientrarci. Ad estraniarla una sentenza che giudica sul calcio come fosse un corpo estraneo all’universo che l’ha partorito e, allo stesso tempo, difendendolo, quasi se ne vergogna ammettendo i limiti della propria legittimità. Ad avvicinare la Serie A ai comuni mortali, una pandemia che si è ripresentata nella sua seconda ondata con potenza, facendo registrare numeri in Italia mai cosi alti, ed insinuandosi anche in un mondo di solito estraneo alla realtà che lo circonda: circa 70 giocatori contagiati, tra cui sua maestà Cristiano Ronaldo.

Il destino dice proprio Napoli

Riparte la Serie A e lo rifà dalla squadra che l’ha gettata in una guerra di diritto: il Napoli, che alle 15 di oggi affronterà l’Atalanta, la Regina. È una partita molto più importante di quanto si possa pensare e quest’importanza non ha fortunatamente nulla a che vedere con il COVID e i suoi strascichi.

Gli azzurri di Gattuso hanno dato delle belle versioni di sé nelle prime due giornate, segnando otto gol e subendone zero: non era mai successo nella storia partenopea. In più l’arrivo di Bakayoko li rende completi, completi come sono stati poche volte. Parliamo di un organico da prime quattro in classifica, un organico che ben vale un sogno.
Ma di fronte c’è l’Atalanta, la prima squadra nella storia della competizione a segnare almeno 4 reti in ciascuna delle prima tre gare stagionali di campionato, la prima squadra dal Milan nel 1972/73 a realizzare almeno 13 reti nelle prime tre partite di una stagione di Serie A.
Se i bergamaschi, con un Gomez a mezzo servizio dopo le fatiche nazionali, dovessero passeggiare anche al San Paolo, mettendo la scaramanzia in cantina, potrebbe non essercene per nessuno.
Al contrario vincesse il Napoli, qualcuno sarebbe costretto a rivedere le griglie pre-campionato e a cambiare i protagonisti dai quali guardarsi bene.
Qualsiasi cosa sarà, sarà divertente.

Un derby da azzannare

Meno divertente sarà il derby, o almeno le sue premesse, soprattutto per il Milan. Con Conte non c’è mai tempo di rilassarsi. I rossoneri hanno, invece, avuto la fortuna di iniziare questo campionato bivaccando. Ma il gioco è finito, o, meglio, quello serio comincia adesso. Per Pioli c’è il primo test, ci dirà se il Milan dopo cena deve andare a dormire o può sedersi a tavola a parlare con i grandi. Rientrano Romagnoli e Ibra, doneranno postura.
I nerazzurri sono stati colpiti dal Covid, ma non dovessero esserci altri casi a ridosso del match, ci sono tutti gli effettivi per dotarsi di un undici simile a quello delle precedenti. Un undici forte e deciso. Conosciamo gli obiettivi dell’Inter, il mezzo passo falso all’Olimpico, obbliga ad azzannare il derby, senza se e senza ma. Aspettiamoci scintille.

Pomeriggio di fuoco anche con Lazio e Juventus

Qualche obbligo dovrà rispettarlo anche Simone Inzaghi. Una vittoria, una sconfitta (esagerata) e un pareggio, nelle prime tre hanno lasciato la sensazione del contraddittorio, di una squadra che stenta a ritrovare il massimo livello raggiunto. L’organico non aiuta, ma di questo è colpevole la società. A Marassi contro la Sampdoria alle 18, giocherà Parolo in difesa, mancheranno gli esterni ed Immobile squalificato. Forse vedremo finalmente Muriqi, serve essenzialmente un “Pirata” per essere corsari contro una Samp che vuole ritrovarsi. Dopo la prima vittoria, Ranieri ha avuto modo di lavorare sulla quadratura del cerchio e ha ottenuto la qualità mancante: Adrien Silva e Keita sono benzina per i blucerchiati. A Genova c’è poco di scontato.

A chiudere la giornata ci penserà la Juventus a Crotone. Lo scarto tecnico tra le due squadre è grosso quanto il mare, i padroni di casa dovranno solo tuffarcisi e nuotare mettendoci tutto il cuore a disposizione. I bianconeri hanno un’occasione per coordinarsi e registrarsi, la Champions è vicina e lì non si potrà essere quelli di Roma.
L’assenza di Mckennie e Rabiot ci darà la possibilità di vedere per la prima volta dal primo minuto quello che sulla carta dovrebbe essere il centrocampo titolare della Vecchia Signora 2020/2021: Arthur – Bentancur. In attacco, invece, mancherà Cristiano Ronaldo.

Il derby della domenica e, poi, un burrone

Sarà un derby ad alzare il sipario sulla prima della domenica (alle 12:30). Un derby emiliano: Bologna-Sassuolo. Facce aperte, gioventù, velocità, tanti uno contro uno e difese non sempre attente, tirerà aria di gol al Dall’Ara.
I rossoblù più belli, finora, li abbiamo visti proprio in casa, i neroverdi giocano sempre allo stesso modo: senza preoccupazioni. Per questo match vale la pena accendere la tv.

Dicono che i giornalisti godano nel tenere gli allenatori sul ciglio del burrone, è falso. È vero che Iachini balla su quel ciglio. La Viola non è dispiaciuta alla prima e nemmeno contro l’Inter, ne abbiamo lodato la vivacità del calcio espresso. Ma sono arrivate due sconfitte di seguito, di cui una orribile con l’Udinese. È arrivato Quarta, ma basterà ad ovviare un imbarazzo difensivo allarmante?
La sensazione che restituisce questa Fiorentina è quella di una squadra che può, ma non ci riesce, che può, ma è sempre sul punto di sciupare tutto, senza poterlo evitare. Sciupare la trasferta a La Spezia può costare tanto. Intanto la prova d’Italiano sarà interessante, i padroni di casa sono capaci di una compattezza destabilizzante per i confusionari.

Specchio, specchio delle mie brame

A Torino andrà in scena la sfida tra quelle che ci auguriamo essere due squadre “diesel”, contrariamente rischierebbero di non partire per niente. Giampaolo contro Di Francesco, Torino contro Cagliari. È una gara allo specchio. Ci sono le stesse speranze, e le stesse difficoltà, la stessa filosofia, la stessa mancanza di tempo. Qual è la più pronta nel reame?

E anche Liverani si starà chiedendo o meno se i suoi uomini sono pronti per il suo calcio? A guardare la vittoria con il Verona, la sensazione è che “no”. Il Parma sarà molto più verticale e compatto, rispetto al Lecce della scorsa stagione. Molto più attento e accorto. A Udine a spingere sarà l’Udinese, e non potrebbe essere altrimenti dopo tre sconfitte in tre partite. Abbiamo spesso detto della pochezza della rosa friulana ma De Paul, Pereyra, Deulofeu, Lasagna permettono qualcosa in più, ed è l’ora di mostrarlo.

Così come sarà ora per la Roma, all’ultima della domenica, di essere trascendentale. Ad Udine è arrivata la prima vittoria, ma la maniera in cui si è materializzata non può bastare. Serve una prova davvero convincente, uno strappo, qualche certezza. La partita, con il Benevento, può essere quella giusta ma è un coltello, guai a mancare il manico. I sanniti hanno un morale altissimo: 6 punti in tre partite non erano in conto nemmeno nei sogni più spinti. Eppure.

La tentazione di Juric

Eppure scenderà in campo, nel posticipo del lunedì, nuovamente il Genoa, sopravvissuto ai colpi di falce del COVID. Maran ha recuperato tanti pezzi per strada, dovrà incastrarli come il suo undici fosse un puzzle, anche perché non ha goduto certo del tempo per “provare”. I rossoblù di Verona saranno del tipo “o la va, o la spacca”, non sarebbe possibile diversamente. C’è attesa per l’esordio di Shomurodov, il Messi Uzbeko. Potrebbe essere il nuovo “attaccante dell’est”, oppure il nuovo attaccante di cui ci dimenticheremo presto, di lui si sa pochissimo.
Juric, dal suo canto, ha un’occasione ghiotta, sfruttare le difficoltà degli avversari per strappare i tre punti. La tentazione comune a tutte le intelligenze è il cinismo.