La riforma di Liverpool e Manchester United per la Premier League

Il più forte scossone al calcio di una generazione“: così è stato definito dal Telegraph, che lo ha svelato domenica. Si tratta del piano denominato “Project Big Picture“, elaborato dalle proprietà statunitensi di Liverpool e Manchester United per mettere in atto un’ampia riforma del calcio inglese, a partire dalla Premier League.

Concepito a partire dal 2017, il progetto ha subito una decisa accelerazione nel corso degli ultimi mesi, durante i quali la pandemia ha avuto impatti fortemente negativi anche sul calcio d’oltremanica. Stando ai proponenti, l’obiettivo principale del “Project Big Picture” è colmare la differenza di ricavi tra Premier League e serie inferiori (Championship, League One e League Two), riunite sotto l’egida dalla English Football League, già schieratasi a favore.

In sintesi, la riforma prevede che, monopolizzata da una ristretta cerchia di club, la Premier League ceda parte consistente dei suoi ricavi alle serie inferiori, ottenendo in cambio maggior potere decisionale sulla propria organizzazione, completamente rivista.

La riforma

Riduzione di impegni

Il piano di Liverpool e Manchester United coinvolge Arsenal, Chelsea, Manchester City e Tottenham (tutte insieme, le cosiddette “big six” della Premier League) e prevede, innanzitutto, due misure di modifica del calendario nazionale. La prima è la riduzione da 20 a 18 del numero di squadre della Premier League. La seconda è l‘abolizione della League Cup (oggi chiamata Carabao Cup) e del Community Shield.

Promozioni e retrocessioni

La riduzione del numero di squadre della massima divisione comporta inoltre la modifica del meccanismo di promozioni e retrocessioni tra Premier League e Championship. Stando al “Project Big Picture”, a retrocedere in seconda divisione sono le ultime due squadre di Premier League, con le prime due di Championship automaticamente promosse. La 16° classificata della Premier League va invece ai playoff contro la 3°, la 4° e la 5° classificata della Championship, esattamente come succede in Germania, tra Bundesliga e Zweite Liga.

Compensazioni economiche

In cambio di queste modifiche, la Premier League si impegna a versare il 25% delle entrate annuali da diritti tv all’EFL, sostituendo così l’attuale sistema di “paracadute” per i club retrocessi dalla Premier League alla Championsip. Una percentuale intorno all’8% va invece a finanziare “buone cause“, tra cui la Football Association. Nella riforma è previsto anche lo stanziamento immediato di più di 300 milioni per i club di EFL e oltre 100 milioni destinati alla FA come aiuti per il post-pandemia.

Cambio di governance

Ma la riforma modifica pesantemente anche l’attuale governance della Premier League. Stando al “Project Big Picture”, i nove club di più lunga militanza in Premier League (le “big six” più Everton, Southampton e West Ham) assumono lo status di “azionisti a lungo termine” della lega e, con esso, maggior potere su alcune questioni fondamentali, dai diritti tv all’approvazione dell’ingresso di nuove proprietà in Premier League. Con la riforma, per modificare lo statuto della lega bastano infatti i voti di soli sei di questi club, contrariamente all’attuale principio dell'”un club-un voto“, per cui ne servono 14 su 20. Gli stessi necessari a Liverpool e Manchester United per far passare il loro “Project Big Picture”. Ma non è così semplice.

Gli schieramenti

L’EFL

Oltre ai due proponenti, il principale sostenitore del “Project Big Picture” è Rick Parry, il presidente della EFL. “Dovremmo dare grande credito a due dei nostri più grandi club – ha detto Parry alla BBC – per aver mostrato leadership che è mancata altrove. Perché ci darebbero il 25% di tutte le entrate televisive se quello che cercano di fare fosse prendere il potere? A loro importa della piramide.” 

Toni simili a quelli di un comunicato ufficiale della lega, in cui si si legge che “l’EFL conferma di aver lavorato, insieme a club di Premier League, a una proposta innovativa chiamata Project Big Picture, che mira a ricalibrare le finanze e la gestione della piramide calcistica inglese e a proteggere il gioco, sia a breve che a lungo termine.”

La Premier League

Non tutti, però, sembrano essere d’accordo con la riforma. Anzi. Il presidente di un club di Premier League ha definito il piano “oltraggioso“. L’AD di un altro ha detto che “ucciderebbe la Premier League come competizione”. Ma anche squadre teoricamente favorite dalla riforma, come il West Ham, sarebbero “fredde” nei confronti di quanto prospettato dal “Project Big Picture”.

La Premier League, dal canto suo, ha diffuso una nota ufficiale per commentare quanto emerso domenica. “Abbiamo letto i resoconti dei media a proposito di un piano per ristrutturare il calcio in Inghilterra. Il calcio inglese è il più seguito al mondo, e ha una struttura di campionato vivace, dinamica e competitiva che stimola l’interesse globale. Per mantenere questa posizione, è importante che lavoriamo tutti insieme. Premier League e FA sostengono una discussione ad ampio raggio sul futuro del gioco, il format della competizione, il calendario e il finanziamento generale, in particolare alla luce degli effetti del Covid-19.”

“Il calcio ha molti azionisti – prosegue il comunicato – quindi questo lavoro dovrebbe essere svolto attraverso i canali appropriati, dando a tutti i club e alle parti interessate l’opportunità di contribuire. Secondo la Premier League, alcune delle singole proposte del piano pubblicato oggi potrebbero avere un impatto dannoso sull’intero gioco, e siamo delusi nel vedere che Rick Parry, presidente dell’EFL, abbia dato il suo supporto. La Premier League ha lavorato in buona fede con i suoi club e l’EFL per cercare una soluzione al finanziamento per il salvataggio dalle conseguenze del COVID-19. Questo lavoro continuerà.”

Il “golden share”

Il “Project Big Picture”, in ogni caso, rischia fortemente di non essere mai approvato. La Football Association è infatti pronta a intervenire immediatamente, bloccando il piano con il suo “golden share“, una sorta di diritto di veto su questioni fondamentali, previsto dall’atto di fondazione della Premier League, nel 1992. Stando al Times, la decisione sarebbe già stata comunicata ai club della massima divisione, ma l’intera questione sarà discussa in settimana, durante un’assemblea generale sostanzialmente dedicata al “Project Big Picture“. Che, con tutta probabilità, tornerà a essere chiuso nel cassetto da cui è stato a malapena estratto. In attesa di tempi migliori. O peggiori.