La “sindrome Valencia”, ovvero quando andar via non porta fortuna

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Cañizares; Angloma, Djukic, Pellegrino, Carboni; Gerard, Farinos, Mendieta, Kily Gonzalez; Angulo; Claudio Lopez.

Stagione 1999/2000, a cavallo tra i due millenni. Il Valencia, guidato da Hector Cuper, stupisce l’Europa intera arrivando in finale di Champions League e perdendola per 3-0 contro i connazionali del Real Madrid, prossimi a inaugurare l’era dei Galacticos con l’avvento alla presidenza di Florentino Perez. Sui gioielli della formazione blanquinegra, capace nel cammino europeo di sbarazzarsi anche della Fiorentina e della Lazio, mettono gli occhi i principali club europei. Nell’estate del 2000, come prevedibile, alcune pedine salutano il “Mestalla”. Gerard passa al Barcellona, squadra in cui era cresciuto, per oltre 46 milioni di euro. Farinos, dopo un derby di mercato tra Inter e Milan, cede alle lusinghe di Moratti che sborsa per lui 36 miliardi di lire. La cessione più eclatante è però quella di Claudio Lopez. Il Pjojo, insieme al connazionale Crespo, va a rinforzare l’attacco della Lazio campione d’Italia in carica per 35 miliardi di lire. L’estate successiva a salutare Valencia, dopo un’altra finale di Champions League persa a San Siro contro il Bayern Monaco, sarà il capitano Mendieta, sempre con destinazione Lazio al costo di 89 miliardi di lire. A parte Claudio Lopez alla Lazio, però, nessuno degli altri tre manterrà lontano da Valencia lo stesso rendimento avuto negli anni vissuti al “Mestalla”. Mendieta e Farinos saranno meteore in Italia, mentre Gerard a Barcellona non lascerà il segno.

Si faccia adesso un salto in avanti di vent’anni esatti. Stagione 2019/20. Il Verona, neopromosso in A al termine dell’annata precedente, sotto la guida di Ivan Juric ottiene un ottimo nono posto. A fine stagione, però, quattro protagonisti del torneo appena concluso lasciano la formazione scaligera: Pessina torna all’Atalanta, Kumbulla passa alla Roma dopo essere stato nel mirino della Lazio, Rrahmani si accasa al Napoli e Amrabat passa alla Fiorentina. Ad oggi, a quasi metà campionato archiviato, solo Pessina ha mantenuto i livelli di rendimento offerti a Verona, giocando spesso titolare soprattutto dopo la rottura tra Gasperini e il ‘Papu’ Gomez. Kumbulla, invece, nella Roma è preceduto nelle gerarchie da Ibañez, Mancini e Smalling. Amrabat a Firenze risente della stagione tutt’altro che entusiasmante della formazione viola, mentre Rrahmani è il quarto centrale del Napoli dietro Manolas, Koulibaly e Maksimovic e a Udine è stato protagonista di uno sciagurato retropassaggio che è costato un gol agli uomini di Gattuso.

Sono solo due esempi, tra i tanti che si potrebbero fare, di come a volte certi calciatori possano non funzionare lontani dal contesto in cui hanno fornito un rendimento molto alto. Pur avendo fatto, magari, le fortune delle casse delle società da cui sono partiti.