Lazio, inchiesta in corso ma Immobile poteva giocare con la Juve

OneFootball - (Photo by MARCO BERTORELLO/AFP via Getty Images)

Un’inchiesta senza fine che, tuttavia, sta mettendo luce sui primi interrogativi attorno al caos-tamponi che ha investito l’ambiente Lazio. La perizia, eseguita dall’ospedale Moscati di Avellino, verosimilmente, ha fatto emergere delle discordanze sui referti. Il sopracitato ospedale, infatti, ha riprocessato i tamponi della Futura Diagnostica che, in questi mesi, si è occupata del monitoraggio Covid, relativamente ai tesserati della Lazio. Stando alla perizia, guidata dalla dottoressa Maria Landi, parrebbe che Immobile potesse giocare con la Juventus, in quanto negativo. Lui come Lucas Leiva. Ma è meglio fare un passo indietro.

La perizia, verosimilmente, ha preso in esame il controllo supplementare di 95 test effettuati. I test, fanno riferimento ai tesserati della Lazio, compresi i contatti stretti come i familiari. Stando a questo nuovo controllo, le positività accertate non sarebbero 7, come indicato al tempo, bensì 25. Così si apprende, dalla perizia consegnata dalla dottoressa Landi, alla Procura di Avellino. Non si hanno ancora motivazioni precise, alla base di questa discordanza, come è normale che sia nel corso di un’inchiesta. Finora, ciò che è stato appurato, è che gli esami del 6 novembre, in cui, si accertava la positività di Immobile, Leiva e Strakosha erano errati. Infatti, solo Strakosha pare fosse effettivamente positivo. Pertanto, la Lazio avrebbe potuto schierare sia il bomber che il regista ex Liverpool, contro la Juventus.

La difesa del laboratorio di Avellino

Il laboratorio di Avellino, in attesa di nuovi sviluppi da parte degli inquirenti, mette in evidenza alcune irregolarità che, inevitabilmente, possono aver influito sulla divergenza di esito. Innanzitutto, si fa notare che, dopo il sequestro dei tamponi avvenuto il 7 novembre, le modalità di trasporto da parte della Guardia di Finanza, potrebbero non aver rispettato i parametri previsti. Futura Diagnostica, inoltre, punta il dito contro il processo di conservazione di tali tamponi. Infatti, sembrerebbe che, tra la prima e la seconda analisi siano passati quattro giorni. Vale a dire, più delle 48 ore indicate dall’Istituto Superiore di Sanità, come soglia limite, oltre cui, è necessario conservare i tamponi a -80 °C. Gli inquirenti, inoltre, dovranno mettere luce sulla già nota divergenza di diagnostica tra i vari laboratori che, verosimilmente, equiparano i “debolmente positivi” ai negativi.

La situazione è ancora tutta in divenire. Ogni giorno emergono nuovi elementi e, contestualmente, nuovi interrogativi che, però, è fondamentale siano gli organi competenti ad accertare. Ad oggi, l’unica cosa che sembra certa è che Ciro Immobile, come Lucas Leiva fosse negativo e, pertanto, entrambi fossero schierabili contro la Juventus.