Lazio, le motivazioni della sentenza sul caso-tamponi

2 mesi di inibizione per il presidente della Lazio Claudio Lotito. 5 mesi ai medici sociali Fabio Rodia e Ivo Pulcini. È quanto aveva sancito la Corte d’Appello della FIGC, in merito al caso-tamponi che ha riguardato il club biancoceleste. Una sanzione ‘al ribasso’ rispetto a quella precedente che aveva inflitto 10 mesi di inibizione al numero 1 della Lazio e 11 mesi ai medici. Oggi, sono stata rese note le motivazioni della sentenza d’appello che, oltre ad aver ritenuto sproporzionate le prime sanzioni e aver escluso alcuni capi d’accusa, ha inquadrato le differenti responsabilità dei protagonisti della vicenda. Ecco il dettaglio.

“Tre dei cinque addebiti disciplinari accertati dall’annullata decisione sono definitivamente venuti meno; i due addebiti residui (lettere E e F) sono significativamente ridimensionati nella loro portata oggettiva e la responsabilità del presidente della società va graduata, in diminuzione, rispetto a quella dei medici, in presenza della riconosciuta delega di funzioni”.

“È fuori discussione come ritenuto anche dalla Procura Federale che tutti gli incolpati risultano definitivamente assolti dagli addebiti di cui alla lettera A (non aver tempestivamente comunicato alle ASL competenti la positività al Covid-19 di 8 tesserati in data 27 settembre 2020), mentre il presidente Lotito va considerato definitivamente prosciolto anche dagli addebiti di cui alle lettere B e C (non aver tempestivamente comunicato alle ASL competenti della positività al Covid-19 di 8 tesserati, riscontrata in data 3 novembre 2020, e di tre tesserati, per la precisione Vavro, Escalante e Djavan Anderson, riscontrata in data 30 ottobre 2020)”. 

“L’inosservanza dell’obbligo di precauzione e la negligenza sono state ritenute sussistenti dal Collegio di Garanzia per il solo fatto di avere consentito ai calciatori, positivi anche ad un solo tampone, di accedere ai locali della societa’ e di scendere in campo”.