Le finali europee parlano inglese. Divario imbarazzante sui ricavi

Champions

(Photo by Javier Garcia/BPI/Shutterstock)

I campionati sono conclusi, la stagione 2020/21 non ancora. Bisogna prima passare dall’ultimo atto delle attese finali europee. Stasera si comincia con l’Europa League. Sabato sera sarà il momento della Coppa dalle grandi orecchie. Il Villarreal ha ‘impedito’ il revival del 2019 quando – tra Champions ed Europa League – furono ben 4 su 4 le squadre britanniche a contendersi gli ambiti titoli. Il Liverpool di Jurgen Klopp conquistò la Champions League, mentre Maurizio Sarri guadagnava gli elogi della stampa inglese portando il Chelsea alla vittoria dell’Europa League, grazie ad un sonoro 4-1 rifilato all’Arsenal. Una predominanza sempre più british in ambito europeo, a rimarcare ancora una volta l’enorme differenza tra la Premier League e gli altri campionati.

Si parla di calcio. Ma, se si parla di calcio moderno, non si può non considerare il peso degli aridi soldi. Come riportato da Transfermarkt e Calcio e Finanza, il divario sugli incassi dei diritti tv è impressionante anche se non stupisce. E tornano alla mente le parole del tecnico del Manchester City Pep Guardiola, a fine febbraio. “Il segreto del mio City? Abbiamo un sacco di soldi per comprare un sacco di giocatori incredibili, è la verità. Senza giocatori di qualità non sarebbe stato possibile”.

Già. I ‘maledetti’ denari. Il Daily Mail riferisce di un incasso monstre per il Manchester City campione d’Inghilterra: 179 milioni di euro. Praticamente il triplo dell’Inter campione d’Italia (65 milioni di euro, ndr). Ma, perché si abbia un’idea precisa del divario, basti accorgersi che lo Sheffield United – retrocesso in Championship – ha incassato ben 106 milioni di sterline. L’ultima della Premier guadagna più della prima in Serie A. Un gap arduo da colmare che, neanche a dirlo, si riflette fin troppo fedelmente sul campo da gioco.