Le giovani donne in fuga da Herat con il pallone nel cuore

Le giovani donne

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La tragedia che sta accadendo sotto gli occhi di tutti noi in Afghanistan, ha colpito in modo tagliente le donne e la loro emancipazione. Con l’assalto dei talebani, nella capitale Kabul, e non solo, ancora una volta il cosiddetto “gentil sesso” rischia avere come protagoniste vittime di violenza e di discriminazioni sistematiche, soltanto per il fatto di essere donne. In un paese dove in un batter d’occhio si passa da assistere alle lapidazioni pubbliche in città all’apparente calma, il Ghazi Stadium è un simbolo. Questa struttura vede lo sport e il pallone come segno di rinascita. Khalida Popal è la fondatrice e direttrice della Girl Power Organization, colei che si è fatta coraggio e ha sfidato il regime per l’emancipazione femminile in quel paese dell’Asia Meridionale. Nel 2007 nasce la prima squadra femminile, nel 2015 si gioca una partita con le militari italiane. Khalida è la prima capitana della prima nazionale femminile dell’Afghanistan. In questi giorni Khalida è riuscita a rilasciare delle interviste ai media stranieri affermando: “Piangono, piangono soltanto… sono disperate. Si stanno nascondendo. La maggior parte di loro ha lasciato le proprie case per andare dai parenti e nascondersi perché i vicini sanno che sono giocatrici. Hanno paura, con i talebani è tutto finito“.

Le giovani donne chiedono aiuto

Nei giorni scorsi, la Fifpro il sindacato mondiale dei calciatori, aveva lanciato una campagna per salvare le calciatrici afgane. Le calciatrici della nazionale, assieme ad un gruppo di atleti sono riusciti a lasciare il Paese del terrore grazie al governo australiano. A bordo di un aereo militare australiano con visti umanitari del governo di Canberra, sono riusciti a raggiungere l’Australia. Nella giornata di giovedì, Stefano Liberti, collaboratore del Corriere che si sta occupando della vicenda ha affermato che tre calciatrici della squadra di Herat, le loro famiglie e l’allenatore sono riuscite a raggiungere l’aeroporto di Kabul. Attendono solo di essere imbarcati su un volo per l’Italia. Una mano d’aiuto è arrivata dal presidente della Sampdoria, Massimo Ferrero. Sono pronto ad accogliere una campionessa del calcio afghano. Lo sport in questo caso è solo un pretesto, il mio è un messaggio di fratellanza e di solidarietà“. Anche la Figc nelle ultime ore ha aperto le porte alle calciatrici mettendo a disposizione il centro di Coverciano.