Le scuse (non dovute) di Marcus Rashford all’Inghilterra

Dopo la sconfitta ai rigori, nella finale di Wembley contro l’Italia, puntuali in Inghilterra sono arrivate le polemiche e, purtroppo, gli insulti, sui social e non solo, ai tre ragazzi che hanno sbagliato dagli undici metri. Tre giovani campioni inglesi, con un peso enorme sulle spalle, che la stampa ha giustamente sostenuto, ma che qualche imbecille ha preferito prendere di mira, andando ben al di là del calcio. Tra loro c’è Marcus Rashford, attaccante del Manchester United diventato, nell’ultimo anno e mezzo, un’icona dell’impegno sociale. Nella sua Manchester, con lo scoppio della pandemia, ha fatto più lui per combattere la povertà di tanta politica cittadina. Assumendo, a poco più di vent’anni, un ruolo di responsabilità ed enorme maturità. Attirandosi, consapevolmente, le ire di chi, politicamente, la pensa in maniera ben diversa da lui. Senza che questo ne abbia mai scalfito il modo di intendere la vita.

Ieri sera, dopo una giornata intera di riflessioni, ha voluto chiedere scusa a tutti, per un rigore sbagliato. Come se ce ne fosse stata davvero la necessità. Come se, a chiedere scusa, non dovessero essere invece quei bifolchi che l’hanno messo alla berlina. Di seguito, le parole, bellissime, puntuali, ficcanti, di Marcus Rashford, che se non è il giocatore più forte del mondo, è di sicuro quello più in gamba, quello che ogni bambino dovrebbe non solo guardare, ma anche leggere ed ascoltare.

“Non so neanche come iniziare, e non so neanche come esprimere a parole come mi sento in questo esatto momento. Ho avuto una stagione difficile, credo che sia stato chiaro a tutti, e probabilmente sono arrivato alla finale con una certa mancanza di fiducia. Ho sempre avuto un buon rapporto con i rigori, ma c’era qualcosa che non andava bene. Durante la lunga rincorsa, mi sono preso un attimo di tempo, e sfortunatamente il risultato non è stato quello che mi aspettavo. Mi sono sentito di aver deluso i miei compagni di squadra. Mi sono sentito di aver deluso tutti quanti.

Un rigore è tutto ciò con cui mi è stato chiesto per dare il mio contributo alla squadra. Posso segnare un rigore dormendo, e allora perché non quello? Me lo rivedo in testa di continuo, dal momento in cui colpisco la palla, e non ci sono parole per descrivere adeguatamente come ci si sente. Finale. 55 anni. 1 rigore. Storia. Tutto ciò che posso dire è “Scusate”. Speravo che sarebbe andata diversamente. Mentre continuo a chiedere scusa, voglio ringraziare i miei compagni di squadra.

Quest’estate è stato uno dei migliori raduni che abbia mai vissuto, e tutti voi avete avuto in ruolo in questo. Ne è nata una fratellanza indissolubile. Il vostro successo è il mio successo. I vostri fallimenti, sono i miei. Sono cresciuto in uno sport in cui mi aspetto sempre di leggere cose su di me. Che sia il colore della mia pelle, dove sono cresciuto, o, più recentemente, come decido di usare il mio tempo lontano dal campo. Posso accettare le critiche alle mie prestazioni tutto il giorno, il mio rigore non è stato abbastanza buono, sarebbe dovuto entrare, ma non chiederò mai scusa per chi sono e per le mie radici.

Non mi sono mai sentito più orgoglioso di quando ho vestito quei tre leoni sul mio petto visto la mia famiglia fare il tifo per me con decine di migliaia di altre persone. I messaggi che ho ricevuto oggi sono stati positivamente travolgenti, e vedere le reazioni a Withington mi ha quasi fatto piangere. Le comunità che mi hanno sempre abbracciato continuano a sostenermi. Sono Marcus Rashford, 23 anni, uomo nero di di Withington e Wythenshawe, South Manchester. Non ho nient’altro che questo.

Per tutti i bei messaggi, grazie. Tornerò più forte. Torneremo più forti.

MR10″.