Editoriali

I capolavori di Leonardo: Spinazzola e il conto aperto con il Gran Galà del Calcio

Leonardo Spinazzola pensa e programma il ritorno in campo da mesi, precisamente da quando l’estate scorsa si è fermato per un brutto infortunio durante l’Europeo: il migliore di quegli Azzurri fermato dal destino. Casualità o epica, poco importa. Sicuramente della finale di Wembley, vinta dall’Italia, rimarrà la sgroppata di Spina portato in braccio da un altro simbolo di quella Nazionale: Daniele De Rossi, che ha smesso gli abiti da calciatore per diventare collaboratore tecnico di Roberto Mancini.

Il DNA, però, non si cancella: così come resta la bellezza di vederli abbracciati, su un prato verde, per correre contro le avversità. Spinazzola poteva prendersi tutto e, in parte, l’anno scorso se l’è preso. Prima con la Roma – contesto in cui ha dato prova di un’evoluzione esponenziale – e poi con la Nazionale di Mancini.

Gran Galà del Calcio, perchè Spinazzola merita il premio

Il difensore della Roma a Wembley con Daniele De Rossi (Getty Images)

Dopo, l’attesa, l’impazienza di tornare in campo: per farlo al meglio serve tempo e cure specifiche che il difensore sta portando avanti. Prima Gennaio, poi forse Febbraio, siamo a Marzo e ancora niente. Aspetta, Spina. Attende e matura consapevolezza che ogni giorno fuori dal campo sarà l’occasione per dimostrare al rientro quanto – davvero – sia valso aspettare. L’attesa stessa del piacere è essa stessa il piacere: slogan buono solo per le pubblicità, ma talvolta è vero. Le cose belle arrivano solo a chi sa aspettare. Allora Leonardo non si rassegna e lavora ogni istante di più per tornare quello di prima.

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Anche se sarà un uomo diverso, perchè essere tra i papabili vincitori del premio di calciatore dell’anno – la risposta definitiva eventualmente il prossimo 17 Marzo quando si terrà il Gran Galà del Calcio – una consapevolezza diversa la garantisce. Segno che quanto costruito fin qui non sia un caso, ma il frutto della tenacia, competenza e talento. Qualità che non gli sono mai mancate, esplose in giallorosso con sfumature di azzurro. Il prossimo passo è tornare a far splendere quei colori con le sue giocate.

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Nel frattempo, però, un riconoscimento gli andrebbe dato: niente è scontato, tantomeno i premi, ma se è vero che l’importante è partecipare nessuno si stupirebbe se il calciatore dell’anno diventasse lui. Dal paradiso all’inferno (professionale) in una stagione. Sempre con il sorriso. Cade solo chi è capace a rialzarsi, Spinazzola l’ha dimostrato: la sua parabola ha acceso i riflettori su una parte del calcio italiano, quella che lo avvicina ancora a uno sport di squadra. Fatto di emozioni prima che di contratti, clausole e vincoli. Il calciatore dell’anno dovrebbe essere un esempio e Spinazzola lo è stato e continua ad esserlo. Chi vivrà vedrà, ma gli amanti del calcio – quello vero e anche un pizzico più romantico – hanno già scelto da che parte stare.

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Published by
Andrea Desideri