“Man in the Middle”: la Uefa racconta la vita degli arbitri

(Photo by Ben STANSALL / POOL / AFP) (Photo by BEN STANSALL/POOL/AFP via Getty Images)

Nonostante la popolarità di cui gode il calcio, non sono molte le produzioni cinematografiche che hanno portato sullo schermo storie – vere o inventate – legate al mondo del pallone. Da qualche anno, però, nelle librerie che le piattaforme di streaming offrono ai propri clienti si possono trovare sempre più spesso prodotti seriali legati al calcio. Nel 2018 Netflix ha raccontato, con una serie di 6 puntate, la stagione della Juventus; lo stesso ha fatto Amazon lo scorso anno con il Tottenham.

Anche la Uefa – attraverso il proprio canale Uefa.tv – ha deciso di investire in questo campo, producendo il suo primo documentario: “Man in the Middle“. Man in the Middle è un documentario diviso in 4 episodi che prova a spostare sugli arbitri il focus del racconto calcistico. I direttori di gara impegnati in Champions League, quindi, sono gli assoluti protagonisti di questo prodotto: i loro racconti, le emozioni che si provano prima di scendere in campo o quando si commette un errore, la preparazione fisica e psicologica a cui si attiene un arbitro internazionale, e molto altro ancora.

Lo scopo della Uefa appare fin da subito molto chiaro: accendere i riflettori e dare spazio ad una categoria spesso bistrattata e di cui si parla quasi esclusivamente quando sbaglia. Fare in modo che siano gli stessi arbitri a raccontarsi e a raccontare il loro rapporto con le recenti tecnologie come il Var. Queste le parole del presidente degli arbitri Uefa, Roberto Rosetti: “È importante comunicare con la gente per mostrare cosa fanno gli arbitri. Sono esseri umani, cercano di fare del loro meglio, sono davvero professionali, sono persone serie e oneste“.

Quest’oggi Uefa.tv ha rilasciato il primo episodio della serie, incentrato proprio sull’introduzione del Var e sul rapporto degli arbitri con l’assistenza tecnologica. Il progetto è ambizioso perché mira ad accorciare le distanze tra il pubblico, gli appassionati di calcio, e la classe arbitrale. La creazione di un immaginario positivo, gli aiuti tecnologici che diminuiscono gli errori, sono tutti passi di un percorso indirizzato a creare un clima più sereno. La speranza è quella che si parli sempre di più di quello che accade in campo dal punto di vista del gioco e non di errori arbitrali e presunti complotti.