Champions League
Manchester City, la Forma Finale del genio di Guardiola
Il Manchester City è la seconda finalista della Champions League 2022/2023. Saranno infatti gli uomini di Pep Guardiola a sfidare l’Inter nell’ultimo atto della competizione ad Istanbul il prossimo 10 giugno.
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— Manchester City (@ManCity) May 18, 2023
Manchester City, l’evoluzione finale del calcio di Guardiola. L’unione perfetta tra talento e una nuova organizzaizone
I Citizens hanno staccato il biglietto per la Finalissima rifilando un 5-1 complessivo ai Campioni d’Europa uscenti del Real Madrid.
Se l’andata giocata al Bernabeu (e finita 1-1) aveva raccontato una partita equilibrata e che aveva vissuto di fiammate, il massacro sportivo messo in scena dal City all’Etihad nel match di ritorno di mercoledì sera contro i Blancos ha certificato che ci troviamo di fronte alla squadra più forte del mondo attualmente.
Il Manchester City 2022/2023 sembra quasi la sublimazione totale del calcio di Guardiola. Una sorta di mix perfetto tra il suo rivoluzionario tiki taka creato nell’epoca di Barcellona, la concretezza e l’efficacia che ha trovato al Bayern Monaco e l’intensità atletica degli anni della Premier League.
Una squadra costruita per vincere con ambizione e anche non scontate scelte esatte (e con tanti, tantissimi milioni) e che è giusto che si ritrovi ad Istanbul a giocarsi il trofeo più importante per club.
Il Manchester City è una miniera di talento individuale e pura tecnica ma anche organizzazione meccanica e moderna velocità.
Una squadra contemporanea, tra un meccanismo matematico e interpreti straordinari
Il primo tempo dell’Etihad è stato quasi un manifesto di un nuovo calcio, una visione di una squadra 3.0 dell’epoca contemporanea. Negli ultimi mesi Guardiola ha plasmato il City con un 3-2-4-1 mai visto non solo per caratteristiche degli interpreti in campo ma anche per applicazione.
Nella prima frazione il Real Madrid non ha quasi mai visto la palla (e non è un iperbole è davvero andata così), con i Blancos che hanno compiuto il primo tocco nella metà campo avversaria solo al minuto 24 e dopo aver subito la prima rete.
Un City furente che ha ridefinito il concetto di pressing offensivo e di riaggressione in zona avanzata. il Real non ha potuto mai respirare nemmeno con le sue grandi qualità di palleggio a centrocampo. Citizens sempre in movimento e sempre con la palla tra i piedi e senza non per più di 2-3 secondi.
Se il comportamento della linea dei 3 centrali di difesa (Walker, Ruben Dias e Akanji a protezione di Ederson) si può ancora considerare un approccio classico al ruolo, i due mediani Rodri e Stones (un difensore centrale riadattato a centrocampo da Guardiola) sono i primi costruttori di gioco e a turno, uno avanza col pallone e l’altro rimane dietro in copertura formando un provvisorio 4-1-4-1 e in una coordinazione senza sbavature.
Arriviamo nella linea a 4 di mezze punte. Sugli esterni ci sono a sinistra Graelish e a destra Bernardo Silva e nessuno dei due è un’ala pura e infatti l’interpretazione del ruolo è differente.
L’ex Aston Villa è un estroso dinamico che ama associarsi coi compagni e fornire assist, mentre il portoghese sente e vede la porta ed è una sorta di attaccante ombra e aggiunto del meccanismo Guardiolista.
Sulla trequarti operano invece Gundogan e De Bruyne. Entrambi definibili in tanti modi: mezzale, tuttocampisti, registi offensivi, incursori, rifinitori. Due profili ibridi e incatalogabili e quindi anche indecifrabili dalle difese. Non seguono un dettame prestabilito, ma le connessioni migliori nel momento migliore.
Il primo gol al Real nasce così: movimento all’indietro di De Bruyne quasi sulla linea mediana, filtrante capolavoro per l’inserimento offensivo dalla destra di Bernardo Silva, che taglia come il burro la difesa Merengues e poi fulmina Courtois con un mancino affilato.
Nella seconda rete cambiano dinamiche ed interpreti. Stavolta l’azione si sviluppa da sinistra, con l’esterno offensivo Grealish che rifinisce per l’inserimento scientifico del trequartista Gundogan che impegna alla parata Courtois. Sulla respinta Bernardo Silva (che era già in area) appoggia il tap-in di testa.
La corazzata Moderna di Guardiola a cui manca il sigillo Finale
In tutto questo splendore calcistico moderno, “digitale” e contemporaneo di una squadra che ha infinite armi sia in ampiezza che per vie centrali, sia per connessione di passaggi in nome della classe che nella verticalità più spinta, non si è citato il finalizzatore, il bomber e il robot.
Haaland si è divorato almeno tre gol contro il Real, tutti stoppati da tre miracoli di Courtois. Ma l’attaccante norvegese era semplicemente il pezzo del puzzle che mancava ad una rosa fortissima ma non completa. Il 9 perfetto per il profeta del “Falso Nueve”.
Il Manchester City è una squadra mai vista nel panorama calcistico attuale e che sulla carta non ha punti deboli. Un team che ha saputo anche evolversi rispetto alla delusione dello scorso anno.
Tatticamente trovando un modulo “nuovo” che incastra al massimo le pecularità dei propri giocatori e tecnicamente trovando l’attaccante più forte su piazza a colmare un vuoto su cui non si poteva intervenire.
E soprattutto mentalmente, con i Citizens che non hanno subito blackout e hanno rifilato un KO storico ai Re della Champions League. Ma che all’Etihad hanno dovuto abdicare alla rivoluzione degli Sky Blues.
Champions League
Champions League, le Finali dell’Inter: da Herrera a Mou
Domani sera alle 21:00 all’Ataturk Stadium di Istanbul l’Inter sarà impegnata nella Finalissima di Champions League contro il Manchester City, con i nerazzurri che proveranno a realizzare un sogno e a battere la corazzata guidata da Pep Guardiola.
Champions League, -1 alla Finale: i precedenti nella storia dell’Inter: da Herrera al Triplete di Mourinho
Questa di quest’anno è la sesta finale di Coppa dei Campioni nella storia dell’Inter, con la Beneamata che torna all’ultimo atto del torneo più prestigioso a distanza di 13 anni dalla storica notte di Madrid nel 2010 e che valse il celeberrimo Triplete.
Nella sua storia l’Inter nelle cinque finali disputate finora ha vinto tre volte ed è uscita sconfitta in due, ed ovviamente sabato sera i nerazzurri sperano di poter metere in bacheca la Coppa Campioni numero 4 e non pareggiare il computo tra vittorie e sconfitte.
Di seguito ripercorriamo la leggenda europea dell’Inter con la storia delle finali giocate dal club nerazzurro nella massima competizione europea.
Coppa dei Campioni 1963-1964, il primo trionfo della Grande Inter
La prima apparizione in Coppa dei Campioni per l’Inter è nella stagione 1963/1964. É la Grande Inter guidata da Helenio Herrera e Campione d’Italia in carica. Nel proprio viaggio i nerazzurri superarono Everton, Monaco, Partizan Belgrado e Borussia Dortmund prima di trovarsi di fronte il leggendario Real Madrid di Puskas, Di Stefano e Gento. L’Inter non ebbe paura e il 27 maggio 1964 a Vienna vinse 3-1 grazie alla doppietta di Sandro Mazzola e al sigillo finale di Aurelio Milani.
Coppa dei Campioni 1964-1965, l’Inter si riconferma sul tetto d’Europa
In quanto Detentrice della Coppa l’Inter ebbe diritto a partecipare anche all’edizione successiva della competizione. E i nerazzurri divennero la prima squadra italiana a vincere per due volte di fila la Coppa dei Campioni. Il percorso degli uomini della storica squadra di Herrera partì agli ottavi di finale dove l’Inter eliminò la Steaua Bucarest. Ai quarti fu il turno dei Rangers e in semifinale del Liverpool ribalato con un iconico 3-0 a San Siro dopo la sconfitta per 3-1 nel match d’andata ad Anfield. Sempre al Meazza il 27 maggio 1965, andò in scena il secondo trionfo: il gol di Jair nel primo tempo stese il Benfica di Eusebio e regalò un’altra Coppa all’Inter.
Coppa dei Campioni 1966-1967, la prima sconfitta e la fine di un’era: il Celtic vince a sorpresa
Devono passare solo due anni per rivedere l’Inter ancora in Finale di Coppa dei Campioni. É ancora l’Inter di Herrera per quanto molti uomini chiave siano arrivati a fine ciclo. I nerazzurri si presentano comunque come Campioni d’Italia in carica e nel corso del torneo superararono Torpedo Mosca, Vasas, Real Madrid e CSKA Sofia. Nell’ultimo atto c’è il Celtic e il 25 maggio 1967 a Lisbona l’Inter ci arriva come super favorita. Il match parte bene con Mazzola che segna su rigore dopo 7 minuti, ma gli scozzesi nel secondo tempo con Gemmel e Chalmers sorprendono i nerazzurri dandoli il primo dispiacere in campo europeo.
Coppa dei Campioni, 1971-1972, la seconda sconfitta: l’Inter non può nulla contro l’Ajax di Crujiff
Bisogna attendere 6 anni prima che l’Inter possa tornare in Finale della Coppa dei Campioni. É l’Inter Campione d’Italia guidata da Giovanni Invernizzi e trascinata dalle reti di Roberto Boninsegna. In quell’edizione i nerazzurri superarono AEK Atene, Monchengladbach (la famosa partita della lattina), Standard Liegi e Celtic. Nella finale del 31 maggio 1972 a Rotterdam c’è l’Ajax Campione in carica del calcio totale e soprattutto del fenomenale Johan Crujiff. E proprio una doppietta dell’olandese abbatte un’Inter che poco avrebbe potuto contro una squadra che stava cambiando il modo di intendere il calcio.
Champions League 2009/2010: il sogno 45 anni dopo. Mourinho conquista il Treble nella notte di Madrid
E chiudiamo il viaggio nella storia dell’Inter nelle Finali di Champions League con l’ultimo e più dolce ricordo per i tifosi nerazzurri, la storica e leggendaria annata 2010. É l’Inter di José Mourinho, una corazzata che da anni sta dominando in Italia ma a cui manca da troppo tempo l’affermazione europea. I nerazzurri non sono i favoriti ma dopo un girone condotto con qualche patema di troppo (Barcellona, Dinamo Kiev e Rubin Kazan), la squadra di Mourinho cresce in consapevolezza nella fase ad eliminazione diretta.
Superato il Chelsea agli ottavi, eliminato il CSKA Mosca ai quarti e soprattutto eliminato il Barcellona dei Marziani in semifinale con una iconica vittoria per 3-1 a San Siro e una strenua resistenza al Camp Nou in inferiorità numerica. Il 22 maggio 2010 al Santiago Bernabeu c’è il Bayern Monaco. Il resto è storia: “Il principe diventa Re nella notte di Madrid“.
Champions League
Champions League, -1 alla Finale: l’albo d’oro del torneo
Mancano ormai poco più di 24 ore a Manchester City–Inter, Finalissima di Champions League e in programma sabato 10 giugno all’Ataturk Stadium di Istanbul.
(Photo by DANIEL ROLAND, Onefootball.com)
Champions League, un giorno alla Finale con l’albo d’oro del torneo. Real Madrid regina, seguono Milan, Bayern Monaco e Liverpool
Citizens e nerazzurri si contenderanno la Coppa dalle Grandi Orecchie nella partita più importante della stagione. La corazzata inglese guidata da Pep Guardiola è la netta favorita ed insegue il primo titolo nella competizione, mentre la squadra di Inzaghi cerca il quarto trionfo 13 anni dopo la notte di Madrid.
Ma chi ha vinto più Coppa dei Campioni/Champions League nella storia del massimo torneo continentale per club?. Di seguito l’albo d’oro del torneo su cui sia Manchester City ed Inter sperano di poter aggiungere (chi per la prima volta, chi per la quarta) il loro nome al termine del match di domani sera.
La Regina della competizone è ovviamente il Real Madrid, con i Blancos che nel corso della propria storia hanno vinto la Champions League per ben 14 volte, di cui 5 consecutive nelle prime 5 edizioni disputate tra il 1956 e il 1960.
Dietro alle Merengues, il Milan. I rossoneri sono la seconda squadra più titolata nella Coppa dei Campioni con ben 7 affermazioni. Il Diavolo è stato poi anche la prima squadra italiana a vincerla, nell’edizione 1962/1963.
A quota sei vittorie in Champions ci sono il Bayern Monaco e il Liverpool. La squadra tedesca ha iniziato la sua epopea europea a metà degli anni ’70 trovando tre vittorie consecutive dal 1974 al 1976. Periodo florido anche per I Reds, che in 8 stagioni dal 1977 al 1984 salirono sul tetto d’Europa per ben 4 volte.
A cinque vittorie c’è il Barcellona. Nonostante la grandissima tradizione blaugrana, il primo trionfo europeo del club spagnolo arriva solo nel 1992 nella finale di Wembley contro la Sampdoria. Poi il dominio partito nella metà degli anni 2000 che ha visto il Barça alzare la Champions per 4 volte in 10 anni rispettivamente nel 2006, 2009, 2011 e 2015. Segnando un’epoca soprattutto nel’avvento di Guardiola in panchina.
Quattro sigilli europei per un’altra grandissima del calcio europeo come l’Ajax. I Lancieri hanno costruito la loro leggenda all’inizio degli anni 70 grazie all’icona di Cruijff e al calcio totale. Tre trionfi consecutivi dal 1971 al 1973 e poi l’ultima affermazione nel 1995.
A quota tre Coppe dei Campioni l’Inter è accompagnata dal Manchester United. I nerazzurri hanno iniziato a firmare la propria storia a metà degli anni ’60, quando La Grande Inter di Helenio Herrera vinse due Coppe consecutive nel 1964 e nel 1965. Un’attesa poi di 45 anni prima della leggendiaria annata 2010 con la guida di Mourinho. Più diluito nel tempo le vittorie dei Red Devils che hanno vinto nel 1968, nel 1999 e nel 2008.
Con due Coppe dei Campioni in bacheca un gruppo di grandi squadre come la Juventus, il Benfica, il Chelsea, il Nottingham Forest e il Porto.
Gloria anche per altri storici club che hanno potuto almeno una volta dichiararsi Campione d’Europa: il Celtic, l’Amburgo, la Steaua Bucarest, l’Olympique Marsiglia, il Feyenoord, l’Aston Villa, il PSV e la Stella Rossa.
Champions League
Inter, senti Milito: “Skriniar? L’Inter è arrivata in finale senza di lui”
Continua la marcia di avvicinamento dell’Inter alla super finale di Champions League di domani sera contro il Manchester City. I nerazzurri hanno per altro ritrovato Milan Skriniar, difensore ormai promessosi al PSG ma che sarà a disposizione per la gara di domani. A tal proposito, l’ex attaccante dell’Inter Diego Milito ha parlato del possibile impiego del centrale slovacco.
Inter, le parole di Milito
(Photo by Emilio Andreoli/Getty Images)
Intervistato dal Corriere della Sera, l’ex attaccante dell’Inter Milito ha così commentato la possibilità di rivedere Skriniar in campo contro il City. Queste le sue parole: “Bisogna curare i dettagli, andare in campo con determinazione, saper sfruttare le occasioni. Skriniar? L’Inter è arrivata in finale senza di lui, può tranquillamente continuare a farne a meno. Poi vedrà Inzaghi. Simone è un ottimo allenatore, a volte ingiustamente criticato. All’Inter sta facendo grandi cose“.
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