Marcus Rashford, il campione di cui lo United ha bisogno

(Photo by Peter Powell - Pool/Getty Images)

Dopo una lunga, infinita, crisi di risultati, il Manchester United sembra finalmente aver ritrovato la retta via. La deludente eliminazione ai gironi di Champions League, all’ultima giornata, è uno smacco non da poco, ma in Premier Ole Gunnar Solskjær ha trovato la quadra. Merito, in un certo senso, di una classifica corta come non si vedeva da anni, con la vetta, occupata dal Liverpool, distante 5 punti ma con una partita da recuperare. Un altro aspetto importante è che lo United ha già affrontato Everton, Chelsea e City, raccogliendo 5 punti.

Davanti, la lotta è serrata, ma il tecnico norvegese può contare su diverse certezze e qualche risorsa ancora da sfruttare al meglio. De Gea sembra tornato sui suoi livelli, Maguire dopo le disavventure estive ha ripreso in mano la difesa, seppur con qualche defaillance. A centrocampo tutto gira intorno a Pogba, e anche al suo umore, aspettando che l’investimento van de Beek inizi a rendere anche in campo. Ma è davanti che lo United gira come non accadeva da tempo, sull’asse Bruno Fernandes-Marcus Rashford.

Il trequartista portoghese, passato per Novara, Udinese e Sampdoria, è ormai uno dei migliori interpreti del ruolo. In stagione ha segnato già 11 reti, 7 in Premier e 4 in Champions. Giusto uno in meno del compagno di reparto. Il numero 10 del Manchester United è infatti a quota 12, inversamente ripartite: 7 in Champions League e 5 in Premier.

È lui l’uomo della provvidenza, per tanti motivi, dentro e fuori dal campo, come abbiamo raccontato spesso. Prima di tutto, nessuno, dopo il traumatico addio di Alex Ferguson, ha mai segnato tanto sotto la stessa guida tecnica. Da quando Solskjær è arrivato a Old Trafford, esattamente due anni fa (ha firmato il 19 dicembre 2018) Marcus Rashford ha segnato 43 reti. Mettendo in mostra una crescita tecnica esponenziale, tanto da farne un pilastro sia dello United che della Nazionale.

Ma anche un esempio. Perché fuori dal campo, a 23 anni, ha dimostrato più coraggio e responsabilità sociale e politica di qualunque suo collega. E non solo in Inghilterra. La pandemia, infatti, ha precipitato il Paese nella crisi economica, e tante famiglia si sono ritrovate nell’impossibilità di pagare la mensa scolastica ai propri figli. Il primo ministro Boris Johnson ci ha poi messo del suo, tagliando i fondi destinati ai pasti gratuiti. Rashford, così, ha intrapreso una vera e propria battaglia per ristabilire il diritto alla mensa scolastica di 1,3 milioni di bambini inglesi. Prima con una raccolta fondi (che ha superato le 20 milioni di sterline), poi con l’associazione Fareshare, è riuscito a convincere il Parlamento a fare un passo indietro. Una storia bellissima, che anche la FIFA ha voluto premiare, con il “Fifa Foundation Award”.

Ecco perché, fuori e dentro il campo, Marcus Rashford è l’uomo, non il calciatore o il ragazzo, di cui il Manchester United aveva ed ha bisogno.