(MAURIZIO SARRI, Serie A)

Nel nostro immaginario Maurizio Sarri ha la sigaretta in bocca, la tiene fra due dita mentre pensa altrove. L’anima tormentata di un uomo che fuma, perso nei suoi vizi, come una condanna. Il fumo fa male, lo sappiamo, e questo non vuole esserne un elogio. Ma a Maurizio Sarri che faccia male o meno, pensiamo, non gliene sia mai importato più di tanto.

La Lazio ha annunciato l’ingaggio dell’allenatore toscano, pubblicando sui propri profili social l’emoticon di una sigaretta. Non poteva essere altrimenti. Geniale e scontato allo stesso tempo, conoscendo il personaggio. Quell’odore di tabacco aspro, intenso, dai campi polverosi di periferia sino alla scintillante Premier League con il Chelsea. Sempre in tuta, sempre a modo suo, con un pacchetto di sigarette in tasca e quell’anima con la quale fare a cazzotti, per porsi un limite, per capire che in panchina proprio no, non si può fumare. Come quella volta a Lipsia nella stagione 2017-2018, quando impegnato con il suo Napoli in Europa League, si fece costruire uno stanzino apposito negli spogliatoi in cui poter dare sfogo a tutta la sua voglia di nicotina. Prendere o lasciare, Maurizio Sarri è questo. Il colore azzurro del cielo e del mare di Napoli, fastidioso solo pensare di rovinare quel fantastico dipinto con il grigio tenue del fumo di sigaretta. Ma quella squadra non era per nulla fumosa, anzi. Al di fuori di ogni ragionevole dubbio, per i tifosi napoletani e per gli appassionati di calcio in generale, è stata l’armonia più emozionante vista su un campo di calcio in Italia nell’ultimo trentennio. Senza scudetto, è vero. Ma un allenatore si misura in ciò che lascia, non in ciò che ottiene. Il titolo è arrivato poi alla Juventus. Ci hanno spiegato dopo che quella è una panchina troppo nobile per ingiallirla con del fumo. La vittoria arriva, ma non lascia niente dietro di sé, se non pacche e complimenti di circostanza per poi separarsi, ognuno per la propria strada. La strada di Maurizio Sarri è un sentiero fatto di mozziconi di sigarette, ingialliti dal sole della Toscana. E’ l’anima che fuma prima dell’uomo, un pensiero a portarti oltre, altrove. Come degli schemi disegnati su una lavagna e poi visti applicati meravigliosamente dai calciatori in campo. Immaginiamo che quest’anno di pausa gli sia servito per studiare ancora di più. Lo immaginiamo seguire tutto il calcio possibile, quasi fino a nutrirsi del calcio stesso, avvolto in una nube di fumo. La prossima fermata sarà la panchina dell’Olimpico sponda laziale, quella seduta che fu di un altro grande uomo di calcio e di fumo: Zdenek Zeman. Non poteva essere altrimenti. Non poteva andare diversamente. Certe strade, finiscono sempre, in un certo senso, per incontrarsi.

Il posto di Maurizio Sarri è quello, al diavolo lo stile, al diavolo la retorica spicciola, al limite del fastidioso. Un prato verde, una partita da vincere, il boato del pubblico e quel pacchetto di sigarette in fondo alla tasca destra dell’anima. Pronto a dar fuoco, ad aspirarlo sino in fondo, tutte le volte in cui quel tormento torni a bussare.