Mihajlovic: “Tornate a chiamarmi zingaro di m…”

Mihajlovic

(Photo by Mario Carlini / Iguana Press/Getty Images)

In occasione dell’uscita della sua autobiografia La partita della vita, edito da Solferino, Sinisa Mihajlovic si è raccontato in un’intervista al Corriere della Sera. Dopo aver superato la leucemia, l’allenatore serbo, con la franchezza che lo contraddistingue, dichiara: “La verità è che non sono un eroe, e neppure Superman. Sono uno che quando parlava così, si faceva coraggio. Perché aveva paura, e piangeva, e si chiedeva perché, e implorava aiuto a Dio, come tutti. Pensavo solo a darmi forza nell’unico modo che conosco. Combatti, non mollare mai”.

Importante l’appello lanciato dall’allenatore del Bologna: “Tu puoi sentirti un guerriero, ma senza dottori non vai da nessuna parte. L’unica cosa che puoi fare è non perdere voglia di vivere. Il resto non dipende da noi”. “Conta la salute, contano gli affetti. Nient’altro – prosegue Mihajlovic -. La malattia mi ha reso un uomo migliore”. A proposito delle tante manifestazioni d’affetto ricevute, Mihajlovic ammette: “Mi ha aiutato molto. Ma ora basta. Non vedo l’ora di tornare a essere uno zingaro di m…”.

Mihajlovic ammette, poi, di essere un uomo controverso, divisivo, ma al contempo di assumersi le sue responsabilità. Lo dimostra il rammarico per un episodio accadutogli nella carriera da calciatore: “Ottobre 2000, Lazio-Arsenal di Champions League. Da quando gioco a calcio ho dato e preso sputi e gomitate e insulti. Succede anche con Vieira. Gli dico nero di m… Tre giornate di squalifica. Sbagliai, e tanto. Lui però mi aveva chiamato zingaro di m… per tutta la partita. Per lui l’insulto era zingaro, per me era m… Nei confronti di noi serbi, il razzismo non esiste…”.