Milan, i primi nomi post-rivoluzione | E su Ibra arriva la decisione che sorprende tutti

Zlatan Ibrahimovic, braccio destro di Gerry Cardinale - ansa - calcioinpillole.com
Una stagione da dimenticare in fretta. Si riparte da zero: nuovo direttore sportivo, nuovo allenatore. E la scelta su Ibra sorprende.
Peggio di così, non poteva andare. Certo, i foschi presagi c’erano tutti, sin dalla scelta caotica dell’allenatore: era stato prescelto Julen Lopetegui, è arrivato Paulo Fonseca che non ha mangiato nemmeno il panettone, prima di essere esautorato del proprio potere e sostituito con Sergio Conceicao. Di male in peggio.
La conquista della Supercoppa è stata figlia del caso a guardare come ha concluso la stagione il Milan, fuori dalle coppe europee, senza identità e con una tifoseria sempre più delusa, che fa rima con infuriata. Ciò che era iniziato con entusiasmo e ambizione si è trasformato, mese dopo mese, in un lento e doloroso declino.
A pensarci bene e con il senno di poi il flop era annunciato, scontato e prevedibile. Troppe scelte discutibili, troppi cambi in corsa, troppa confusione a tutti i livelli. Il Milan non ha mai avuto una linea chiara né sul campo né fuori.
La rivoluzione tecnica dell’estate 2023, con l’addio a Maldini e Massara, ha lasciato un vuoto gestionale e identitario che non è stato affatto colmati. I nuovi arrivati non hanno inciso come sperato. Il progetto sembrava fondato su una logica da videogioco: tanti acquisti, poca coerenza. Il risultato? Un gruppo disunito, senza leader, con due allenatori che non sono riusciti a trovare il bandolo della matassa.
Tabula rasa
La mancata partecipazione alle coppe europee, alla fine, porterà via soldi, ma può essere un bene. Darà modo al Diavolo di ripartire da zero, con un nuovo progetto condiviso da un direttore sportivo e un nuovo allenatore, senza magari big del calibro di Theo e Maignan, gli indiziati a lasciare Milanello.
Serve una nuova rivoluzione, sì, ma questa volta vera, lucida, strutturata. Un progetto chiaro, guidato da competenze sportive e non solo da algoritmi o logiche di mercato. Qualcosa all’orizzonte si muove, il club rossonero ha deciso di intraprendere una strada ben precisa.
Ricomincio da me
Il casting aperto da Furlani, dopo una serie innumerevole di nomi, sembra essere vicino alla conclusione. Secondo Gazzetta dello Sport non ci sono dubbi: il nuovo direttore sportivo sarà Igli Tare. Trattativa in stato super avanzato: l’albanese, ex Lazio, è prossimo a firmare un triennale con i rossoneri. Di Tare è piaciuta l’abilità da scopritore di talenti, una qualità che il Milan americano apprezza particolarmente: la strategia è la solita, acquistare giocatori di prospettiva da valorizzare in rossonero. Tare sa come si fa. Sarà lui a indicare la rotta.
Anche qui tanti nomi sono gravitati dalle parti di Milanello. Alla fine sarà una poltrona per due. Da una parte l’esperienza e il blasone di Max Allegri: sei scudetti, tre Supercoppe Italiane e cinque Coppe Italia, una garanzia di successo. Dall’altra il nuovo che avanza: Vincenzo Italiano. Che proprio contro il Milan ha alzato il suo primo trofeo da big: era sempre piaciuto come profilo alla proprietà rossonera gli mancava un requisito chiave ossia alzare un trofeo. E fa niente se l’ha fatto in faccia al Milan. Chiosa si Ibra: sotto esame anche lui, nonostante sia il pupillo di Gerry Cardinale. Va bene l’uomo immagine, ma serve altro, perché quando una stagione fallisce, puoi essere chi vuoi ma devi rendere conto a qualcuno di quello che hai fatto.