Arrivato tra le contestazioni social del #PioliOut, ha passato momenti complessi per poi riuscite dove i predecessori avevano fallito nei sette anni precedenti, ovvero riportare il Milan in Champions League. Si parla, neanche a dirlo, del tecnico rossonero Stefano Pioli. Quest’ultimo ha rilasciato una lunga intervista per Il Fatto Quotidiano. Tanti argomenti toccati ed estratti molto interessanti circa la ‘rinascita’ della sua squadra, così come le ambizioni in vista della prossima stagione.
“Siamo il Milan e non ci dobbiamo porre limiti. Sarà difficilissimo perché sette squadre lottano per quattro posti. Ma dli ostacoli sono troppo alti per chi non ha ambizioni abbastanza forti”.
“Tutto il Milan fa il tifo per lui. La sua forza è la nostra, siamo orgogliosi di far parte della sua famiglia. Guarirà e non vediamo l’ora di riaverlo con noi“.
“Stranamente la scintilla tra di noi è nata nelle riunioni su Zoom durante il primo lockdown. Ci siamo dati il tempo di conoscerci, abbiamo parlato delle nostre vite. Non solo di calcio. Ed è nato il gruppo. Amici? No. Non siamo amici: siamo appartenenti a un’idea di valori comune. Sento che c’è empatia, forse addirittura un po’ di magia tra noi”.
“Conoscevo già il valore di Simon. È un uomo di intelligenza e sensibilità rare, e ha usato quelle qualità per salvare un amico. È stato lucido e “preciso” anche in un frangente così drammatico”.
“Ebbi un arresto cardiaco dopo uno scontro di gioco. Non mi ricordo niente e quelle immagini ho avuto il coraggio di rivederle solo molti mesi dopo”.
“Mi ha aiutato tanto. Ibra è un esempio in tutto quello che fa. Non ci sta a sbagliare neanche un passaggio nel torello. Pretende il massimo da se stesso e dagli altri. Zlatan e Kjaer hanno cambiato la squadra non solo in sento tecnico, ma anche e soprattutto in senso morale”.