Milan, via al rimpasto dirigenziale | Tra new entry, conferme. E la fine che farà Zlatan Ibrahimovic

Milan, via al rimpasto dirigenziale | Tra new entry, conferme. E la fine che farà Zlatan Ibrahimovic

Zlatan Ibrahimovic, braccio destro di Gerry Cardinale al Milan - lapresse - calcioinpillole.com

Un umiliante ottavo posto, senza coppe europee, impone scelte drastiche in casa Milan. Ecco new entry, conferme e la fine di Ibra.

Si è chiusa una delle stagioni più deludenti dell’era moderna del Milan: fuori da tutte le coppe europee, lontano anni luce dalla vetta della Serie A e con l’amaro in bocca per un progetto tecnico che si è arenato sotto il peso delle sue contraddizioni.

A San Siro si respira disillusione, rabbia, smarrimento. Il Diavolo è finito nel caos, e a guardare bene, le colpe sono diffuse. Il primo grande errore è stato strutturale: il Milan non ha (più) una guida chiara. Dopo l’addio di Paolo Maldini, la dirigenza si è affidata a una governance “a più anime”, dove la catena decisionale si è fatta confusa.

Giorgio Furlani gestisce la parte economica, Geoffrey Moncada quella tecnica, Zlatan Ibrahimovic funge da consulente ispirazionale, più come uomo immagine che sostanza. Il tutto mentre RedBird osserva e interviene a distanza. In teoria, un modello condiviso. In pratica, un cortocircuito.

Già la scelta dell’allenatore è stato all’insegna dell’incoerenza. Doveva essere Lopetegui, alla fine è stato Paulo Fonseca a iniziare la stagione, una decisione frutto di compromessi poco coerenti. E ancora, un mercato caotico, senza nesso logico, visto che a gennaio c’è stato un ribaltone clamoroso: mai nella sua storia il Diavolo aveva speso tanto nel mercato di riparazione.

Dalle montagne russe al crollo

Undici acquisti, tanti stranieri, pochi leader. Una squadra rivoluzionata senza una vera identità, costruita più su algoritmi e plusvalenze che su una visione sportiva definita. Inevitabile una stagione sulle montagne russe, dove alla fine il Milan s’è fatto male. Tanto male.

Rotazioni infinite, moduli cambiati di continuo, gerarchie poco chiare. Si è passati da Paulo Fonseca a Sergio Conceicao, così di punto in bianco, senza nessuna linea guida tattica: si è passati da un 4-2-3-1 a un 4-3-3 senza continuità, mentre giocatori come Loftus-Cheek, Reijnders e Pulisic, teoricamente cardini della nuova squadra, con molti rossoneri spaesati e fuori ruolo.

Igli Tare
Igli Tare, nuovo diesse del Milan – facebook – calcioinpillole.com

Punto e accapo

Senza coppe europee è necessario un rimpasto. Logico però. Da qui la decisione di prendere un direttore sportivo: sarà Igli Tare a cercare di delineare una strategia figlia del raziocinio e non del caso, raggruppando le più anime del Diavolo.

Il nuovo direttore sportivo, fresco di triennale, deciderà chi allenerà il Milan che verrà. E gli altri? Secondo La Repubblica Geoffrey Moncada tornerà nel ruolo che più gli si addice: quello dello scouting, meglio dell’essere uomo mercato. Sfera tecnica affidata a Tare, con Furlani, l’uomo adibito al casting per il direttore sportivo, ad avere l’ultima parola sulle decisioni. Che fine farà Zlatan Ibrahimovic? Lui non fa parte del Milan, ma resterà consulente di Gerry Cardinale.