Mondiali, Wenger: “Evoluzione necessaria, la Superlega non centra nulla”

Wenger

(Photo by Valeriano Di Domenico - Pool/Getty Images)

Arsene Wenger, oggi responsabile dello sviluppodel calcio per la FIFA, intervistato dal Corriere della Sera, ha approfondito il progetto dei Mondiali da disputare ogni due anni: “Non credo sia una rivoluzione la mia, piuttosto un’evoluzione, che è necessaria. Il mio obiettivo è rendere migliore il calcio internazionale: più chiaro, più semplice, più significativo, con una riduzione delle qualificazioni e una maggiore attenzione alle grandi competizioni finali. Allo stesso tempo, voglio mantenere l’equilibrio attuale: circa l’80% della stagione per le competizioni per club e il 20% per le competizioni delle Nazionali. Non c’è davvero nulla di rivoluzionario in questo: è semplicemente un modo più moderno di organizzare il calcio. La mia proposta è di raggruppare le qualificazioni in una o due finestre internazionali, invece delle cinque attuali. In questo modo ci sarebbero meno interruzioni e i giocatori rimarrebbero al loro club per quasi tutta la stagione. Come manager di club avrei firmato immediatamente per questa proposta“.

Sui dubbi dell’andare a modificare la tradizione: “La tradizione non dovrebbe significare rimanere immobili, ma piuttosto concentrarsi sull’essenza del gioco. L’attuale sistema, con il Mondiale quadriennale è stato stabilito quasi 100 anni fa. Aveva senso allora, soprattutto a causa dei viaggi, ma i tempi sono cambiati. Il Mondiale 2026 sarà a 48 squadre. Con più nazionali nella fase finale non ha più senso avere lunghe qualificazioni distribuite nell’arco di due anni. La coppa del mondo biennale sarà ancora la coppa del Mondo: le migliori squadre nazionali che si sfidano in una competizione a eliminazione diretta. Sarà sempre l’apice della carriera di un giocatore e la più grande fonte di passione per i tifosi. Questa tradizione ci sarebbe ancora. E in realtà voglio darle più spazio

Sulle differenze con il progetto Superlega: “C’è una differenza fondamentale: il mio obiettivo non è quello di creare un negozio chiuso ed esclusivo, ma di rendere il calcio più inclusivo, dando più opportunità a tutti i Paesi di tutte le regioni di competere ai massimi livelli. Delle 211 associazioni della Fifa, 133 non hanno mai partecipato a un Mondiale. Se l’organizzassimo in modo più regolare, avrebbero più possibilità di partecipare. Ho letto proposte di riforma per la Serie A: alcune idee assomigliano alle mie. Quindi non sono l’unico che sta riflettendo sull’argomento